Canada: plauso dei vescovi per il ricorso del governo a una sentenza sull'eutanasia
I vescovi canadesi salutano con soddisfazione la decisione del Governo federale di
fare ricorso contro la recente sentenza della Corte Suprema del British Columbia con
la quale è stato tolto il bando al suicidio assistito. La sentenza, emessa il 18 giugno,
aveva chiuso una battaglia legale avviata nel 2011 da una donna affetta da sclerosi
laterale amiotrofica che chiedeva come opzione di poter scegliere il suicidio assistito.
In una dichiarazione diffusa lunedì, i presuli affermano di condividere in pieno la
linea dell’esecutivo espressa il 13 luglio dal Ministro dalla Giustizia Rob Nicholson
per il quale “le leggi in materia di eutanasia e di suicidio assistito esistono per
proteggere tutti i cittadini canadesi comprese le persone più vulnerabili, come quelle
anziane malate o disabili”. Un argomento riaffermato con forza nella nota pubblicata
il mese scorso dalla Conferenza episcopale in cui si esprimeva “costernazione” per
la decisione del tribunale. Nella nota, a firma del presidente mons. Richard William
Smith, si puntualizzava che: “La posizione della Chiesa cattolica su questa questione
è chiara: la vita umana è un dono di Dio. Pertanto, come insegna il Catechismo ‘siamo
gli amministratori, non i proprietari della vita che Dio ci ha affidato. Non ne disponiamo”.
Il documento dei vescovi spiegava inoltre che “essere amministratori richiede che
ciascuno di noi e tutta la società rispondano alle sofferenze fisiche, emotive e morali
delle persone di tutte le età, particolarmente di quelle gravemente malate o portatrici
di handicap” ed esprimeva quindi l’auspicio che la società si apra “a una cultura
della vita e dell’amore nella quale ogni persona, in ogni momento e in ogni circostanza
della propria vita naturale, sia protetta”. (L.Z.)