Bulgaria, attentato antisraeliano: Netanyahu accusa l'Iran, dura la Nato
Dopo la Svezia anche la Bulgaria smentisce che lo svedese di origini algerine, Mehdi
Ghezali, sia il responsabile dell’attentato di mercoledì a Burgas sul Mar Nero contro
una comitiva di israeliani, che ha provocato 8 morti e 32 feriti. Il premier dello
stato ebraico Netanyahu continua a puntare il dito contro Teheran che a sua volta
respinge le accuse definendole “ridicole e clamorose”. E mentre la Nato ribadisce
“nessuna tolleranza o giustificazione contro il terrorismo” gli Stati Uniti dal conto
loro garantiscono piena collaborazione per assicurare i responsabili alla giustizia.
Ai nostri microfoni Luigi Bonanate, docente di relazioni internazionali all’Università
di Torino, intervistato da Cecilia Seppia:
R. – La tecnica
è certamente quella dell’attentato terroristico. La categoria “terrorismo” può quindi
certamente essere utilizzata. Però, non possiamo sapere la matrice. In primo luogo,
mi interrogherei di più, posto che ci siano delle notizie – perché non dobbiamo mai
dimenticare che sul terrorismo ragioniamo sempre in assenza di notizie sicure – come
mai è avvenuto in Bulgaria. La cosa un po’ strana è che siano andati proprio in Bulgaria.
Non è certamente lontana dall’area mediorientale, ma non è mai stata coinvolta prima.
Quindi, questo mi sembra un elemento intrigante. Poi, è chiaro che ancora una volta
siamo di fronte a un evento terroristico, nel momento in cui c’è un’altra crisi molto
più grossa, molto più grave nell’area, che è naturalmente quella siriana, quindi si
possono stabilire delle connessioni.
D. – Lei ha detto “Bisogna interrogarci
sul perché della Bulgaria”. Eppure, i militari israeliani, da tempo, avevano segnalato
proprio la Bulgaria e questa parte di costa come un obiettivo sensibile per attacchi
terroristici. Quindi, può darsi che c’era dietro anche già un lavoro di intelligence...
R.
– Può darsi benissimo, ma qualsiasi cosa può essere venduta in un clima terroristico.
Questa è una delle ragioni per cui la democrazia è l’unica vera alternativa contro
il terrorismo, perché la democrazia è politica senza segreti.
D. – Israele,
con il premier Nethanyau, ha puntato il dito subito contro Teheran, contro gli Hezbollah.
Questa mattina è arrivata la smentita di Teheran che ha definito ridicole, clamorose
queste accuse. Ma guardando questo attentato alla luce della crisi siriana, che tipo
di collegamento si può fare tra Siria, Iran e Israele? Parlo proprio di interessi
geopolitici...
R. – Se ne è parlato molte volte in queste settimane del fatto
che, comunque, l’Iran avrebbe preferito che venisse conservato il sostegno ad Assad,
perché Assad in fondo era l’ultimo tassello del mondo antiamericano, nel mondo contemporaneo.
Ho fortissimi dubbi, perché l’Iran - che è sotto schiaffo già da molti mesi sulla
questione nucleare - a ogni minaccia di rottura da parte americana o israeliana ha
fatto seguire uno spostamento della sua linea d'azione. Quindi, non mi sembra molto
verosimile che l’Iran voglia infiammare ancora di più la situazione. E’ chiaro che
tutti ragioniamo così e di fronte ad una situazione del genere, guardiamo chi è il
nemico più vicino e diciamo “Perbacco, è tutta colpa sua!”
D. – Questo attacco
è avvenuto nel 18.mo anniversario della strage terroristica di Buenos Aires, in un
centro ebraico, in cui persero la vita 85 persone, ne rimasero ferite altre 300. Ci
potrebbe essere un qualche collegamento?
R. – Perché non hanno celebrato il
16.mo e il 17.mo anniversario, il 10.mo è così via, di quest’attentato? Oggi, è molto
più probabile che si tratti di una coincidenza, di un’azione fatta da persona che
neanche sapeva cosa fosse successo 18 anni fa.