Siria: colpiti i vertici della sicurezza del regime. Comunità internazionale ancora
divisa sulle soluzioni alla crisi
Precipita la crisi siriana. Stamani i ribelli hanno colpito i vertici dell’inteligence
governativa in un attentato contro il palazzo della sicurezza a Damasco. Un duro colpo
al regime, dunque, mentre la diplomazia internazionale continua a dividersi sulle
soluzioni al conflitto. Divergenze confermate anche nel colloquio telefonico tra il
presidente degli Stati Uniti Obama e l’omologo russo Putin. E sulla situazione in
Siria è stata convocata per domenica una riunione straordinaria della Lega Araba.
Sentiamo Marco Guerra:
“L'operazione
ha preso di mira la sede della sicurezza nazionale e ucciso i responsabili dei massacri”.
L'Esercito libero siriano rivendica così l’attentato che, secondo diversi media arabi,
avrebbe ucciso i ministri dell’Interno e della Difesa, il capo dell’inteligence,
nonché cognato di Assad e il capo dei reparti anti ribelli. L’opposizione parla anche
di nuovi scontri in diversi quartieri della capitale e di bombardamenti governativi
con l’impiego di elicotteri con oltre 48 morti in tutto il paese. E sale la tensione
anche sul fronte diplomatico: Damasco accusa L’occidente e in particolare Stati Uniti
e Israele di cospirare contro la Siria. Sulla stessa linea la Russia che condanna
l’attentato e accusa alcuni Paesi di incitare l’opposizione. “Assad sta perdendo il
controllo e si deve lavorare con urgenza a una transizione politica”, afferma invece
la Casa Bianca nel giorno in cui il tesoro Usa rafforza le sanzioni contro gli esponenti
del regime. Intanto il consiglio di sicurezza dell’Onu ha rinviato a domani, su richiesta
dell’inviato Anan, il voto su una nuova risoluzione sulla Siria. Già si registra però
il pessimismo della Francia dopo che Mosca ha fatto sapere che bloccherà qualsiasi
menzione a nuove sanzioni.
Ma con l’attacco ai vertici della sicurezza si
sta assistendo all’offensiva finale e all’epilogo del regime? Marco Guerra
lo ha chiesto a Padre Paolo Dall’Oglio, rientrato in Italia dopo 30anni di
presenza in Siria:
R. - Sta avvenendo
parecchio a livello di equilibri interni di quello che chiamiamo “il potere siriano”.
Questi sono segni di grande indebolimento e le settimane a venire, ci mostreranno
in quale direzione vanno le cose. Rischiamo di andare verso una guerra civile di lunga
durata, assolutamente da evitare perché tutta la regione sarebbe destabilizzata in
modo gravissimo. La comunità internazionale deve operare. La Russia chiede sicurezza?
L’Occidente chieda chiarezza. L’Iran chiede protezione per gli sciiti? L’Occidente
chieda diritti umani per tutti. Su questa base, è possibile un accordo.
D.
- Quanto è grave il rischio di massacri e di violazioni di diritti umani?
R.
- È gravissimo, e quindi questo richiede che tutti si mobilitino urgentemente, ad
iniziare dalla diplomazia della Santa Sede. Nessuno può andare in vacanza questa estate.
Bisogna andare a Mosca, a Teheran. Bisogna trovare un accordo che permetta l’uscita
del presidente Assad e degli uomini del regime con le loro famiglie dal Paese, che
consenta di applicare il cessate il fuoco sul territorio attraverso una presenza massiccia
di caschi blu decisa in modo bipartisan, che non sia quindi, la vittoria della Nato,
ma sia la vittoria della pace richiesta dalle Nazioni Unite. Bisogna operare per salvare
la Siria e i siriani.