Siria. Accorata testimonianza di mons. Nassar: "La gente a Damasco fugge, prega e
spera"
Bombe, spari, violenza, grida, morti imperversano nella città di Damasco in queste
ore. La popolazione “soffre, spera, fugge, prega e, in queste ore tragiche, volge
lo sguardo ai Beati martiri di Damasco, di cui il 10 luglio abbiamo celebrato la memoria”,
racconta all’agenzia Fides mons. Samir Nassar, arcivescovo maronita di Damasco. L’arcivescovo
descrive la situazione nella capitale siriana: “Per le strade a Damasco si vede gente
che fugge, ci sono i rifugiati che, disperati, attraversano la città alla ricerca
di un riparo. La mancanza di strutture di carità, l'embargo e le limitate risorse
disponibili non aiutano ad affrontare questa emergenza e contribuiscono ad alimentare
l'ansia”. Nell’accorata testimonianza inviata a Fides, l’arcivescovo afferma: “In
questa fase di cieca violenza, le nostre voci sono soffocate dal lungo calvario della
nazione e da una complessità che blocca qualsiasi soluzione diplomatica. La nazione
sta sprofondando nel dolore e nella violenza gratuita e ancora non vede la fine, siamo
da oltre sedici mesi in un conflitto prolungato”. Mons. Nassar pone l’accento sulla
grave pratica dei sequestri di persona a scopo di estorsione: “Al di là delle divisioni
politiche, la disoccupazione e l'insicurezza prolungate hanno favorito il fenomeno
terribile di persone rapite a scopo di estorsione. Spesso vengono sequestrate all'uscita
di scuola o in fabbrica, e sono figli o padri di famiglia. Dovreste vedere il panico
e l'ansia delle famiglie che lottano per raccogliere da parenti, vicini, amici e parrocchie
una somma di denaro sufficiente per salvare un figlio, un fratello o il padre rapito.
Questa pratica orribile paralizza la vita sociale. La pratica del culto si è indebolita,
i bambini non vengono più al catechismo e le attività pastorali languono. Molte famiglie
cristiane, terrorizzate, pensano solo a come poter lasciare il paese”. “La comunità
cristiana, stremata – conclude l’Arcivescovo – si volge, nel silenzio e nella preghiera,
verso i suoi martiri, che il 10 luglio scorso abbiamo solennemente ricordato: i tre
fratelli Francesco, Abdel-Mooti e Raffaele Massabki, laici cattolici maroniti, beati
e martirizzati durante la persecuzione scatenata dai turchi nel 1860 contro la Chiesa.
Essi ci ricordano quanto Gesù disse ai suoi: Non abbiate paura”. (R.P.)