Rompere il silenzio sulle sofferenze degli africani nel Sinai
Afrofonia, 7 luglio 2012 Trasmissione settimanale della Radio Vaticana interamente
dedicata all'Africa, in onda tutti i sabati alle ore 16.10 sul canale FM 105 e via
internet sul canale 5. “Eroine silenziose”, cosi Benedetto XVI definiva le
donne nell’incontro con i Movimenti Cattolici Femminili in Angola nel 2009.
Suor
Azezet Kidane, comboniana eritrea, è una di queste eroine. Ma vuole rompere
il silenzio, non sulla sua coraggiosa opera in favore dei giovani africani, vittime
del traffico umano nel deserto del Sinai, ma su questo traffico stesso che lei non
esita a paragonare alla Tratta transatlantica dei secoli scorsi, sulla quale ha regnato,
per tanto tempo, il silenzio.
Per questa sua azione, suor Azezet, è stata
riconosciuta “Eroe” dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti che si occupa di traffico
umano. È accaduto il 19 giugno scorso. Il riconoscimento le è stato consegnato direttamente
dalla Segretaria Hillary Clinton.
Che significato e che impatto può avere
questo atto simbolico per la causa che vede pienamente impegnata suor Azezet?
Nel
rispondere a questa domanda in “Afrofonia”, questa infermiera della Clinica MEDU di
Tel Aviv, ci racconta il dramma dei giovani africani che cercano di raggiungere Israele
per chiedere asilo e lavorare, ma che vengono trattenuti nel deserto del Sinai, dove
sono torturati fino alla morte per costringere parenti e amici a pagare riscatti esorbitanti,
destinati ad una loro ipotetica liberazione.
Provengono da vari parti dell’Africa,
ma la maggior parte di loro sono sudanesi, somali, eritrei, etiopici... La questione
non potrà, quindi, sfuggire all’attenzione della Diaspora etiopica nel mondo, che
si riunirà a Roma nei giorni 28 e 29 luglio – ci assicura Tibebe Tadesse Desta,
Presidente dell’Associazione “Motherland”, con sede in Provincia di Udine, e che fa
precedere questo incontro da un “Giro d’Italia” della Diaspora etiope nel “Bel Paese”
per raccolta fondi in favore della comunità “Debre Zeit”, a 50km di Adis-Abeba.