Artisti e teologi insieme al Convegno "Il teatro e l'esperienza del sacro"
Si è tenuto nei giorni scorsi a San Miniato il convegno “Il teatro e l’esperienza
del sacro”, organizzato dal Servizio nazionale per il Progetto culturale della Cei,
occasione di incontro e confronto tra artisti, teologi e quanti si occupano di cultura
all’interno della comunità cristiana. Angelica Ciccone ha intervistato Vittorio
Sozzi, responsabile del Progetto culturale:
R. – Dopo aver
dato vita al Festival dei teatri del sacro, abbiamo ritenuto opportuno fermarci un
momento per riflettere sul tema del rapporto tra il teatro e la dimensione del sacro.
Non abbiamo affrontato tutti gli aspetti, perché in una giornata e mezza non era possibile,
però abbiamo messo a fuoco quelli essenziali. Come dire: Dio nel teatro e tutta la
questione dell’inquietudine espressa dall’esperienza teatrale oltre che, logicamente,
il rapporto tra Chiesa e teatro.
D. – Quali sono le più importanti indicazioni
emerse?
R. – La conferma della via intrapresa, cioè quella di creare occasioni
di confronto, ma anche di visibilità alle numerose compagnie teatrali, amatoriali,
ma anche professionistiche, che operano nella comunità ecclesiale, e da queste avviare
un dialogo che, tra l’altro, è già a buon punto con i professionisti del teatro, a
diverso titolo, che sono fortemente interessati e che si interrogano, nell’esercitare
la loro professione, sulla questione del sacro e sulla dimensione del sacro.
D.
– Perché è importante oggi recuperare il rapporto tra teatro e dimensione sacra?
R.
– Fondamentalmente, perché il teatro aiuta la persona ad andare a fondo nelle questioni
che toccano la sua vita, che toccano la sua esistenza. Direi che questo sia l’aspetto
proprio della dimensione più intima, dell’aspetto più intimo della vita di un uomo
e della donna. La comunità ecclesiale che valorizza i diversi linguaggi di comunicazione
non può trascurare questo che, per certi aspetti, può sembrare un linguaggio di nicchia
cui pochi accedono. In realtà, poi, ha un grande fascino anche sulle persone che meno
frequentano i teatri.
D. – Nei secoli la Chiesa ha spesso utilizzato il teatro
come mezzo di evangelizzazione. Quanto è ancora valido questo strumento di fronte
alla realtà del continente digitale?
R. – Anche nell’epoca digitale gli uomini
e le donne hanno bisogno di fare esperienza e il cammino di un uomo e di una donna
deve essere segnato dalle esperienze che vive, che vive con altri in una comunità.
Il teatro offre questa grande opportunità. Credo, quindi, che quanto più ci inoltreremo
in questa società del virtuale, tanto più ci sarà bisogno di occasioni che aiutino
le persone a vivere un’esperienza di comunità. E il teatro è un’opportunità enorme.