2012-07-16 14:09:40

Pakistan. Impunito il “rogo del blasfemo”: no alla giustizia sommaria


Non c’è ancora alcun arresto per i colpevoli che, il 5 luglio scorso, hanno bruciato vivo un uomo musulmano, Ghulam Abbas, probabilmente disabile mentale, solo perché accusato di blasfemia a Chani Ghot, nella diocesi di Multan, in sud Punjab. Una folla di oltre mille islamisti fece irruzione nella stazione della polizia locale, ferendo alcuni agenti, prese l’uomo che fu portato in strada, cosparso di benzina e arso vivo. Come riferito all'agenzia Fides, la società civile e i leader cristiani sono delusi e preoccupati dal fatto che, nonostante l’indagine disposta dal Presidente del Pakistan Ali Zardari e una denuncia registrata dalla polizia, a dieci giorni dall’orribile atto, nessun colpevole sia stato ancora individuato e arrestato. Tale atteggiamento, notano fonti di Fides, rischia di “avallare la giustizia sommaria”, e un senso di “impunità” per tutti coloro che “si fanno giustizia da soli”. I leader della società civile denunciano il silenzio del governo provinciale del Punjab e l’inerzia dimostrata dalla polizia verso gli autori del crimine. Secondo il cristiano Sarfraz Clement, coordinatore dell’Ong “Action Against Poverty” (Aap) “è sconvolgente che la polizia non abbia ancora arrestato nemmeno una sola persona”. Il Pastore cristiano protestante Mustaq Gill, presidente della Lead (“Legal Evangelical Association”), nota a Fides: “In questo crimine sono coinvolte alcune influenti organizzazioni islamiche radicali ed è dunque molto difficile per le autorità procedere contro di loro. Inoltre il gesto è stato commesso da una folla inferocita ed è difficile individuare un solo colpevole. In altri casi, violenze di massa come queste sono rimaste impunite”. Come notano fonti di Fides, si susseguono in Pakistan tentativi di linciare gli accusati di blasfemia. Di recente a Faisalabad (in Punjab), la polizia ha salvato un uomo, accusato di blasfemia, malmenato da una folla istigata dall’organizzazione radicale “Dawat Tehreek-e-Islami”. Il mese scorso a Quetta (in Beluchistan), una folla di estremisti ha preso d'assalto una stazione di polizia per cercare di lapidare un uomo accusato di blasfemia. La polizia ha reagito con gas lacrimogeni e spari per ristabilire l'ordine, nei disordini due bambini sono stati uccisi. A Karachi (in Sindh), un uomo musulmano, accusato di blasfemia, in carcere per motivi di droga, ha rischiato più volte di essere giustiziato da altri detenuti musulmani. La polizia lo ha messo in una cella separata per proteggerlo. (R.P.)







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