"L'Italia è uno dei paesi più virtuosi nel trattamento dei richiedenti asilo". Così
si è espresso il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, che ha smorzato le
preoccupazioni circa una possibile nuova ondata migratoria paragonabile a quella dello
scorso anno. Oggi, in 127 tra egiziani e palestinesi, per lo più minorenni, sono sbarcati
sulle coste pugliesi e soccorsi dalla Guardia di Finanza: sette i ricoveri. Intanto,
a Mineo è in corso su queste tematiche il Cara Fest 2012 – Incontro dei Popoli del
Mediterraneo. Intervenendo, il ministro dell’Interno Cancellieri ha detto: "Potremmo
fare accoglienza e contratti migliori, ma dobbiamo fare i conti con quello che abbiamo”.
Tra i relatori, c’è Luca Odevaine del Comitato di Coordinamento Emergenza Nord
Africa. Paolo Ondarza lo ha intervistato:
R. – Rispetto
ai numeri dell’anno scorso, stiamo parlando di numeri molto, molto al di sotto di
quella vera e propria ondata di migrazione verificatasi lo scorso anno. Sono numeri
che in questo momento si riescono sicuramente a gestire. I migranti, come è giusto,
devono essere accolti, devono essere distribuiti su tutto il territorio nazionale,
ma è importante lavorare fin dal primo momento su quello che sarà il progetto per
il loro futuro.
D. – Si può parlare ancora di emergenza?
R. – Si può
parlare ancora di emergenza, in quanto, sono oltre 21 mila i cittadini che si trovano
in fase di accoglienza. È necessario quindi che l’emergenza indichi una strada ed
è necessario uscire dall’emergenza.
D. – Diceva che il fenomeno degli sbarchi
è diminuito sensibilmente, ma sono ancora numerosi quelli provenienti dal Nord Africa.
Da quali Paesi in particolare?
R. – Per esempio, questa mattina c’è stato lo
sbarco sulle coste pugliesi, a Bari, di cittadini egiziani e palestinesi. Abbiamo
avuto nell’ultimo mese un afflusso di cittadini del Mali, per le mutate condizioni
e l’inasprimento delle condizioni in quel Paese. Si teme un’ondata di arrivi dalla
Siria e poi c’è sempre una quota di cittadini nigeriani, che provengono dalla Libia.
D.
– La provenienza di immigrati dalla Libia ha cambiato fisionomia dal post Gheddafi?
R.
– Oggi, i flussi dalla Libia vengono dal resto dell’Africa, quindi dall’Africa subsahariana,
per motivi dovuti ai conflitti presenti in quei Paesi, soprattutto in Nigeria, ma
anche in Eritrea e in Somalia. Non sono più cittadini stranieri residenti in Libia.
D.
– Per passare dall’emergenza alle politiche d’integrazione – è stato più volte detto
in questi anni – occorre non solo una politica a livello nazionale, cioè una politica
italiana, ma una politica europea...
R. – Io credo che l’Italia, Paese di
frontiera, dovrebbe chiedere aiuto all’Europa affinchè siano modificate alcune norme:
si consenta la libera circolazione di chi chiede asilo in tutta la comunità europea
e si dia una formazione professionale adeguata, che consenta l’assorbimento di questi
migranti. Mineo può diventare un laboratorio a livello europeo e a livello internazionale
di accoglienza e formazione.