Brasile: secondo il censimento 2010, cattolici in calo
È ancora il “primo Paese cattolico al mondo”, ma rischia di cedere il passo al Messico
che, con i suoi 190 milioni di abitanti, l’88% dei quali, stando al censimento del
2010, si dichiarano cattolici, avanza a grandi passi. Si tratta del Brasile, che secondo
i dati dello stesso censimento, nell’elaborazione fornita dall’Igbe, l’Instituto brasileiro
de Geografia e Estatistica citato dall’agenzia Zenit, ospita oggi 123 milioni di cattolici,
che rappresentano il 64,6% della popolazione totale: un forte calo rispetto al 99,7%
del 1972. La maggior parte dei cattolici che “lasciano” si convertono a seguire Chiese
storiche protestanti o le varie denominazioni evangeliche presenti sul territorio,
ma sta crescendo sensibilmente anche il numero degli atei, degli agnostici e delle
persone che non praticano nessuna religione definita e che sono finora pari al 22,2%.
Contemporaneamente, però, calano anche i seguaci dello spiritismo e delle religioni
di origine africana come candomblè o umbanda. Negli ultimi 50 anni, infine, il Brasile,
unica potenza economica dell’America Latina e unico Paese a non aver subito una feroce
dittatore militare, è stato meta di immigrazione anche religiosa, tanto che proliferano
le sette di origine protestante e il cristianesimo pentecostale-carismatico, che tanto
affascina anche l’Asia. Una sfida in più, dunque, per la “nuova evangelizzazione”
e per la Chiesa cattolica di oggi che ha una poderosa organizzazione sul territorio:
se all’inizio del 1900, infatti, il Brasile contava solo una trentina di diocesi,
oggi superano abbondantemente le 300, ma purtroppo le persone consacrate, nonostante
le numerose missioni presenti, non si moltiplicano di pari passo. (R.B.)