Il Papa all'Angelus: grazie a Cristo l'opera della Chiesa progredisce sempre
Di ritorno dalla celebrazione della Messa nella cittadina di Frascati, Benedetto XVI
ha presieduto l’Angelus di mezzogiorno dalla residenza di Castel Gandolfo. “L’opera
di Cristo e della Chiesa non regredisce mai, ma sempre progredisce”, è stato il suo
messaggio prima della recita della preghiera mariana, ispirato dalla liturgia di ieri
e dalla memoria che la Chiesa fa di San Bonaventura da Bagnoregio, il successore di
S. Francesco alla guida dell’Ordine dei Frati minori. Il servizio di Alessandro
De Carolis:
Mai indietro,
sempre avanti. L’opera della salvezza portata da Cristo duemila anni fa tra gli uomini
si può leggere a ritroso come storia, ma non registrerà mai una regressione, perché
ciò che è di Cristo è continua progressione. La certezza Benedetto XVI la ricava da
S. Paolo, che nella Lettera agli Efesini proclamata questa domenica in tutte le Messe
offre una straordinaria sintesi “in quattro passaggi” di quel “disegno di benedizione”
che Dio, spiega, ha fatto piovere sull’umanità con la venuta di Cristo. “In Lui”,
scrive l’Apostolo delle genti, “siamo stati scelti prima della creazione del mondo”,
in Lui redenti, “in Lui” resi eredi, “in Lui” chi crede nel Vangelo riceve il “sigillo
dello Spirito Santo”:
“Questo inno paolino contiene la visione della storia
che san Bonaventura ha contribuito a diffondere nella Chiesa: tutta la storia ha come
centro Cristo, il quale garantisce anche novità e rinnovamento ad ogni epoca. In Gesù
Dio ha detto e dato tutto, ma poiché Egli è un tesoro inesauribile, lo Spirito Santo
non finisce mai di rivelare e di attualizzare il suo mistero. Perciò l’opera di Cristo
e della Chiesa non regredisce mai, ma sempre progredisce”.
Questa visione
di Cristo come “centro ispiratore” della storia fu un cardine anche della teologia
di San Bonaventura da Bagnoregio, che la Chiesa celebra il 15 luglio. Fu San Bonaventura,
ha ricordato all’inizio dell’Angelus Benedetto XVI, che alla morte di San Francesco
gli successe alla guida dei Frati, fu sempre lui a scriverne la prima biografia e
fu lui, San Bonaventura, negli ultimi anni di vita a trasferirsi come vescovo nella
diocesi di Albano, della quale Castel Gandolfo fa parte:
“In una sua lettera,
Bonaventura scrive: ‘Confesso davanti a Dio che la ragione che mi ha fatto amare di
più la vita del beato Francesco è che essa assomiglia agli inizi e alla crescita della
Chiesa’ (…) Francesco d’Assisi, dopo la sua conversione, praticò alla lettera questo
Vangelo, diventando un testimone fedelissimo di Gesù; e associato in modo singolare
al mistero della Croce, fu trasformato in un ‘altro Cristo’, come proprio san Bonaventura
lo presenta”.
Al momento dei saluti conclusivi in sei lingue ai gruppi
di persone radunati nel cortile del Palazzo Apostolico, il Papa – che aveva ricordato
poco prima un’altra memoria liturgica, quella di oggi dedicata alla Beata Vergine
Maria del Carmelo – ha sottolineato in polacco l’altro appellativo di “Madre di Dio
dello Scapolare” con cui viene ricordata la Vergine del Carmelo ed ha aggiunto:
“Znak
szczególnego oddania się Jej – szkaplerz… Il segno del personale affidamento
a Lei – lo scapolare – lo portava e lo stimava tanto il beato Giovanni Paolo II. A
tutti i suoi connazionali – in Polonia, nel mondo, a voi qui presenti ... a Castel
Gandolfo – auguro che Maria, la più buona delle madri, vi avvolga con il suo manto
nella lotta contro il male, interceda nella richiesta delle grazie, vi mostri le strade
che conducono a Dio”.