60.mo di sacerdozio del cardinale Martini. Gli auguri della Chiesa di Milano
Il 13 luglio scorso è ricorso il 60.mo anniversario dell’Ordinazione sacerdotale del
cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano, che prese i voti nel
1952 a Chieri, in provincia di Torino. Per questa importante ricorrenza, l’arcivescovo
di Milano, cardinale Angelo Scola, e la Chiesa ambrosiana tutta, attraverso il vescovo
ausiliare della città, mons. Erminio De Scalzi, che fu a lungo segretario del cardinale
Martini quando fu a capo della diocesi del capoluogo lombardo, esprimono in una lettera
le proprie felicitazioni al porporato, malato da tempo, pregando il Signore affinché
continui a sostenerlo anche in questa prova e ricordando quanto egli fece per la città
dove visse ben 22 anni del suo lungo ministero. “Anni di tale intensità umana e spirituale
– li definiscono – da fissarsi indelebilmente nel cuore di ogni milanese”. Nella missiva
sono richiamate alla mente alcune parole che il cardinale Martini rispose, qualche
mese fa, a un giovane che gli domandava se in questa fase della sua vita, la malattia,
fosse spaventato dall’eventualità di poter rimanere in silenzio: “Non ho paura, mi
chiedo cosa il Signore voglia dirmi con questa crescente difficoltà che da un lato
sto combattendo e dall’altro sto accettando – scriveva il porporato citando l’esempio
degli ultimi mesi di Giovanni Paolo II – sono ancora in viaggio e come in ogni viaggio
vedo e sperimento cose nuove e sento che si tratta di una condizione che apre a orizzonti
misteriosi”. La lettera si conclude con la voce di moltissimi fedeli, religiosi e
laici che al cardinale Martini sono particolarmente vicini: “Lei ha saputo mirabilmente
dialogare aiutando tutti a riconoscere il non credente e il credente presenti nel
cuore di ogni persona – si legge ancora – tutti le siamo debitori perché ci ha insegnato
che è possibile ascoltare la Parola di Dio anche nel frastuono della metropoli”. (A
cura di Roberta Barbi) Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana
Anno LVI no. 197