Siria. Il nunzio mons. Zenari: nel Paese "episodi abominevoli", ma la gente è solidale
Nuove violenze, oggi, in Siria, dove si stanno registrando scontri ad Aleppo e Homs,
in cui si contano già 9 morti. Intanto l’agenzia di stampa ufficiale, Sana, ha diffuso
le presunte confessioni di due fratelli che affermerebbero di essere gli autori del
massacro dei giorni scorsi nel villaggio di Tremseh, in cui oggi torneranno gli osservatori
dell’Onu. Secondo Damasco, che nega di aver utilizzato artiglieria pesante, carri
armati ed elicotteri, il bilancio delle vittime è di 39 e non 100 come diffuso dagli
attivisti. Martedì, infine, Kofi Annan sarà a Mosca per discutere la situazione. Sull’escalation
di violenza in Siria, Benedetta Capelli ha intervistato il nunzio apostolico
a Damasco, mons. Mario Zenari:
R. - Purtroppo,
la mia esperienza per quello che vedo è che queste atrocità sono le punte di tanti
iceberg, ma sotto la situazione è veramente inquietante. Ogni giorno si assiste al
deterioramento della situazione, un’insicurezza che aumenta di giorno in giorno lungo
le strade ed in vari luoghi, la gente ha paura ad uscire e le armi circolano sempre
di più. Ci sono questi fatti abominevoli, che feriscono la coscienza dell’umanità,
ma io dico che bisogna sempre avere fiducia e mai perdere la speranza perché tutto
può succedere anche in maniera positiva, con l’aiuto della comunità internazionale.
D.
- E’ stato fatto un appello importante da parte della comunità internazionale verso
la Russia e la Cina che hanno avuto un atteggiamento un po’ più attendista nei confronti
del presidente Assad…
R. - Io ripeterei sempre le raccomandazioni del segretario
generale dell’Onu, Ban Ki-moon, e dell’inviato speciale, Kofi Annan: occorre che la
comunità internazionale parli a una sola voce, perché altrimenti se la comunità internazionale
è divisa, le parti in conflitto si sentiranno libere di fare quello che meglio conviene
a loro. Bisogna spingere, incoraggiare la comunità internazionale a parlare con una
sola voce, affinché si arrivi a far cessare la violenza, questa è la prima necessità
veramente urgente. Far cessare questa violenza che anziché diminuire aumenta purtroppo
di giorno in giorno.
D. - Lei ha parlato di “fatti abominevoli”: purtroppo
vittime di questa violenza, ogni giorno, sono anche i bambini e questo aggrava ancora
di più la situazione...
R. - Farei riferimento a quello che il Santo Padre
ha detto nel suo discorso ai partecipanti alla Roaco (Riunione delle Opere in aiuto
alle Chiese orientali, ndr), circa tre settimane fa. Parlando della Siria, il Santo
Padre ha espresso anzitutto la sua solidarietà profonda con i dolori e le gravi sofferenze
dei fratelli e delle sorelle siriane, e in particolare ha menzionato - cosa che mi
ha toccato - la sua partecipazione alle sofferenze di piccoli innocenti, che secondo
le statistiche superano ormai le 1200 vittime.
D. - Qual è l’appello che sente
di lanciare in questo momento? E c’è una condivisione ecumenica? Lei prima ha parlato
dei musulmani…
R. - Credo che la Provvidenza, in questo momento, interpelli
tutti i cristiani su quale sia la volontà di Dio, quale il contributo che i cristiani
devono dare in questo momento, in questo Paese. Vediamo che anche la gente attorno
a noi - sia cristiani, che musulmani - si sentono incoraggiati dal nostro rimanere,
dalla nostra presenza. Si vedono anche alcuni esempi molto belli di collaborazione
ecumenica, sotto le bombe si vedono dei miracoli: comunità cristiane, ortodosse, cattolici
che veramente agiscono con una fraternità esemplare, che si aiutano e vanno oltre
a tutte queste distinzioni e difficoltà. Anche tra cristiani e musulmani ho avuto
qualche esempio: in questi luoghi, sotto le bombe, alle volte c’è uno spirito di umanità
e si vede come la fratellanza umana trovi veramente delle strade per unire e far saltare
tutte queste distinzioni.
D. - In Siria, ci sono delle testimonianze luminose
di aiuto, di soccorso: lei le ha definite “fiori nel deserto”…
R. - Direi che
questi fiori sbocciano in circostanze così inaspettate alle volte, l’umanità c’è da
una parte e dall’altra. Ieri, mi hanno raccontato che una signora si reca tutte le
mattine a Messa, per farlo deve attraversare due posti di blocco - sia quello dei
militari governativi che quello dei ribelli - e questa donna, passando davanti a loro,
dice sempre: “Io vado a pregare per voi”, e loro le rispondono: “Sì, preghi, preghi
per noi”. Così fanno anche gli altri fedeli. Anche testimonianze molto semplici possono
far bene in questo deserto in cui sempre si vede e si parla di atrocità. Si pensa
che l’umanità sia decaduta e sia difficile trovare questo “humus” umano invece c’è
in tanti cuori.