2012-07-11 14:02:47

Vacanze solidali: la testimonianza di una giovane in partenza per la Guinea Bissau


Vacanze solidali, campi di lavoro, viaggi missionari: sono ogni anno di più i giovani che scelgono di dedicarsi ad esperienze di questo tipo, trascorrendo le proprie vacanze a servizio dei Paesi più poveri del mondo. Angelica Ciccone ha intervistato Irene Benedetto del Movimento giovanile Costruire, studentessa di 22 anni che è stata nell’agosto di 4 anni fa in Uruguay e tra pochi giorni partirà per la Guinea Bissau:RealAudioMP3

R. – Non è sempre facile trovare un tempo, anche continuato, da dedicare agli altri. Il periodo estivo mi sembra un buon tempo e anche una buona opportunità per mettersi a servizio degli altri. Per quanto mi riguarda non è soltanto una questione di aiuti umanitari o comunque di aiuto concreto ai poveri, ma trova la sua ragione profonda anche nella testimonianza del mio essere cristiana. Forse sacrificare qualche giorno di mare e di sole potrebbe non apparire la scelta più popolare, ma ho fiducia nell’esperienza che mi aspetta.

D. – Già sei stata in Uruguay qualche anno fa: che tipo di esperienza umana e religiosa hai vissuto in quel viaggio?

R. – Avevo appena fatto gli esami di maturità ed ero timorosa. E’ stata importante sicuramente da un punto di vista umano, anzitutto perché sono entrata in contatto con una nuova cultura, con una nuova terra, con una nuova lingua, ma anche per tutte quelle situazioni di povertà materiale che in alcuni posti era ben visibile. Probabilmente l’esperienza umana più forte è stata quella di non voler capire a tutti i costi, ma di essere lì a condividere ciò che ci veniva chiesto. Ci siamo trovati davanti a situazioni di bisogno e non propriamente materiale, ma bisogno di Dio, laddove non c’era neanche la coscienza e la consapevolezza di questo bisogno. Lì non si poteva far altro che testimoniare l’amore in quelle situazioni, anche con gesti piccoli come animare una festa per i bambini della parrocchia o fare visita alle famiglie più lontane della parrocchia.

D. – Che riflessi ha avuto questa esperienza sulla tua vita quotidiana?

R. – Un riflesso importante è stato proprio quello di aprire gli orizzonti e non solo quelli umani, ma anche quelli del cuore: portarti dentro tante persone, tante famiglie, tante situazioni, sentire vicine queste persone e percepire che è nato un legame che resta, nonostante i chilometri, perché è nato in Dio. Continuare poi concretamente a sostenere il lavoro e i progetti dei missionari di quel Paese. Nella vita quotidiana si continua poi sicuramente a dare attenzione all’altro, a chi ci è vicino, nelle piccole cose e senza la presunzione di cambiare le cose, ma semplicemente condividendole.

D. – Quanto è indispensabile essere preparati per vivere bene questa esperienza?

R. – Penso che nessuno mai si senta pronto per una esperienza del genere. C’è sempre la sensazione di non essere all’altezza e di non saper fare bene quello che ci verrà chiesto durante la permanenza. Penso che se non avessi fatto un cammino di formazione cristiana e missionaria, sicuramente mi sarebbe mancato un forte sostegno. E’ importante anche tutto l’aspetto tecnico della preparazione: vengono fatti una serie di incontri per la conoscenza geografica, politica e sociale del Paese; l’aspetto delle vaccinazioni, del cibo e dell’abbigliamento. C’è poi un punto di forza, che sento importante per me: partire con un gruppo di giovani che, come me, condivide il cammino missionario. Per noi la comunità è il fulcro sul quale basare il nostro viaggio e la nostra esperienza.

D. – Cosa ti aspetti da questa partenza per la Guinea Bissau?

R. – Provo a partire col cuore libero e questa libertà mi permetterà di fare più spazio a quello che vivrò. Sinceramente non so cosa succederà, come andrà o come tornerò… Ma ho una certezza: la convinzione che se questo viaggio è un progetto di Dio, allora non c’è neanche da pensare troppo, perché sicuramente avrà in serbo per noi cose belle.







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