Crisi economica. La Spagna taglia le tredicesime e alza l'Iva al 21%
La Spagna taglia le tredicesime per i dipendenti pubblici e porta l'Iva dal 18 al
21%. Ad annunciarlo oggi il premier Rajoy in Parlamento, che ha definito la manovra
"necessaria". Le misure di austerity seguono la decisione dei 17 Paesi dell’Eurogruppo
e dei 27 ministri dell’economia dell’Ecofin che nelle ultime 24 ore da Bruxelles hanno
confermato gli aiuti a Madrid in cambio di una rigorosa politica di bilancio. Massimiliano
Menichetti:
L’obiettivo
è ridurre il deficit di 65 miliardi di Euro in due anni e mezzo per salvare la Spagna
dalla crisi economica e rispettare gli impegni presi con l’Unione Europea. Il premier
spagnolo Mariano Rajoy ha portato oggi in Parlamento le misure di austerity che ridisegnano
il volto economico del Paese iberico. Annunciato il taglio delle tredicesime per il
2012 di parlamentari, impiegati e alte cariche dell'amministrazione pubblica, ridotti
i giorni di ferie e i permessi sindacali. Riviste al ribasso anche le indennità per
i sindaci e il numero dei consiglieri degli enti locali che scenderà di circa il 30%.
L'Iva sale dal 18% al 21%, per alcuni beni alimentari sale dall'8% al 10%. Solo su
uno stretto paniere di beni definiti di assoluta necessità, come il pane, l'aliquota
resta al 4%. Sulla percezione di questi tagli nel Paese sentiamo Antonio Pelayo,
giornalista della testata spagnola di Antena Tres:
R. – Stiamo vivendo momenti
di ansia e di incertezza ma anche di non rassegnazione davanti alla crisi. La crisi
da noi è veramente profonda, sarà difficile uscirne anche se penso ci riusciremo.
Questo governo che ha una assoluta maggioranza parlamentare ha per così dire le mani
libere per decidere misure che sono veramente molto dure e molto poco popolari.
D.
– Non sono misure popolari ma sembrano essere accettate…
R. – L’opposizione
e l’opinione pubblica sanno benissimo che non è colpa di questo governo se si devono
prendere queste misure. L’economia spagnola è in uno stato pessimo. La gente è cosciente
che non c’è un’altra alternativa.
D. - Una delle maggiori cause della crisi
in Spagna è stata la bolla speculativa sull’edilizia. E’ un problema che si sta affrontando
adesso?
R. – Certo, ma il problema è di tale entità che non si può trovare
la soluzione con una bacchetta magica! Stiamo parlando di centinaia di migliaia di
appartamenti non venduti che gravano sulle banche spagnole che adesso si trovano a
essere proprietarie di case vuote e non facilmente vendibili, per cui sarà un problema
difficile da risolvere e che ha inciso sulla salute delle banche stesse.
D.
– In questo contesto si svolge oggi anche la cosiddetta “Marcia nera” quella dei minatori,
da 43 giorni in sciopero, che protestano contro gli ulteriori tagli nel settore…
R.
– Questo è stato un settore aiutato sempre da tutti i governi. Adesso questi aiuti
devono essere ridotti. Io credo che sia una marcia che alla fine si renderà conto
dell’evidenza: non si può continuare a dare soldi. Le miniere spagnole non sono redditizie;
costa molto meno comprare il carbone dalla Polonia e dalla Corea che trovarlo in Spagna.
Molta gente sarà costretta al prepensionamento, inevitabilmente molte miniere dovranno
chiudere.
Infine, c'è da dire che la decisone dell’esecutivo spagnolo segue
il sostegno espresso ieri dall’Unione Europea che oggi parla di "passo importante"
dell'esecutivo Rajoy. Di fatto ieri Eurogruppo ed Ecofin hanno rinnovato l'accordo
sulle misure antispread, il Fondo salva Stati, e il sostegno a Madrid che entro fine
mese vedrà arrivare una prima tranche di aiuti da 30 miliardi di Euro. La Spagna ha
ottenuto anche un anno di proroga per la riduzione del deficit sotto il 3% in cambio
di una rigorosa e attenta politica economica.