2012-07-10 14:08:53

Mali: a Bamako una Forza speciale per la transizione


Un corpo di élite indipendente formato da 1200 uomini con il mandato di “garantire la sicurezza del capo di Stato, del primo ministro, del presidente dell’Assemblea nazionale e delle altre istituzioni di transizione”: ad annunciarne la nascita è il ministero della Comunicazione di Bamako. La decisione è stata presa del primo ministro Cheick Modibo Diarra, che assume anche l’interim della presidenza, due giorni dopo una visita ufficiale in Marocco e un vertice della Comunità economica dei paesi dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecowas) a Ouagadougou. Il comunicato ufficiale ripreso dall'agenzia Misna, precisa che le Forze speciali “saranno indipendenti dal resto dell’esercito e risponderanno all’autorità diretta del presidente della Repubblica”. La creazione del corpo di élite è stata presa di “comune accordo” tra Diarra e il presidente di transizione, Dioncounda Traoré, in esilio a Parigi da maggio dopo un’aggressione subita proprio nel suo ufficio. I due, riferisce il quotidiano ‘Journal du Mali’, hanno sollecitato il sostegno degli ‘amici’ del Mali per la formazione dell’unità e per rafforzare l’equipaggiamento materiale e logistico. “Del corpo di élite - ha dichiarato Hamadoun Touré, portavoce del governo - faranno parte gli ultimi elementi diplomati alla scuola di polizia e gendarmeria; ne prenderemo 1200 su 1800. Il Mali dimostra così di poter contare su un forte potenziale umano che ha solo bisogno di perfezionare la propria formazione e di avere un po’ di sostegno logistico, dopo di ché sarà operativo”. Se la tutela delle istituzioni di transizioni è stata più volte auspicata dalla mediazione regionale della Cedeao, in particolare all’ultimo vertice di Ouagadougou, alcuni osservatori sottolineano che Bamako ha anticipato i tempi dotandosi da sola di un’unità speciale. Fonti locali dell'agenzia Misna hanno già raccontato che a Bamako non tutti vedono di buon occhio un intervento esterno sul territorio nazionale e che alcune forze sono convinte che l’esercito maliano sia in grado di affrontare da solo la crisi del Nord, passato da tre mesi sotto il controllo di ribelli tuareg e islamici. Su questo punto esistono significative divisioni all’interno della classe politica: c’è chi, come il Fronte democratico e repubblicano (Fdr, anti giunta), considera “necessario” il sostegno della Cedeao, che per ora non ha reagito all’iniziativa di Bamako. Intanto due esponenti della mediazione dell’Africa occidentale – il ministro degli Esteri burkinabé Djibril Bassolé e l’ivoriano Ally Coulibaly – sono arrivati a Parigi per incontrare il presidente in esilio, Traoré, che sabato scorso non ha potuto partecipare al vertice di Ouagadougou (Burkina Faso). Secondo alcuni osservatori, gli inviati nella capitale francese potrebbero esercitare pressioni sul capo di Stato ad interim perché rientri in patria e costituisca un governo di unità nazionale entro la scadenza del 31 luglio. Dopo quella data la Cedeao escluderà il Mali dalle istituzioni regionali. Da Traoré dipendono anche le sorti del Nord: formalmente è lui che deve chiedere alle Nazioni Unite e alla Cedeao il dispiegamento di una forza regionale a sostegno delle truppe maliane per difendere l’integrità del territorio nazionale. Di un parere diverso è il governo della confinante Algeria. “La crisi del Mali deve essere risolta nell’ambito di un accordo politico in modo da evitare un intervento militare. Siamo convinti che esiste ancora uno spiraglio importante per una soluzione negoziata: questa è la nostra posizione comune” ha dichiarato il ministro degli Esteri Mourad Medelci al termine di un incontro ad Algeri dell’Unione del Maghreb arabo (Uma). (R.P.)







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