Il Papa e il valore dell'annuncio: il mondo ha bisogno di persone che parlino a Dio
per parlare di Dio
La liturgia del Vangelo di oggi, nel quale Gesù invita a pregare perché Dio mandi
operai nella sua messe, echeggia alcuni pensieri espressi ieri mattina dal Papa nella
sua visita alla comunità dei Padri Verbiti di Nemi. La Chiesa, ha affermato Benedetto
XVI, ha il dovere di vivere in un continuo “dinamismo” dell’annuncio dell’amore di
Dio al mondo, perché il bene “ha la necessità in sé di comunicarsi”. Un tema sul quale
il Pontefice è tornato diverse volte negli ultimi mesi, in particolare parlando della
nuova evangelizzazione. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Diventare
terra di missione dopo essere stata una terra di missionari. È la capriola all’indietro
del cristianesimo in Occidente. Una lenta erosione che dopo duemila anni dal primo
annuncio ha portato, in quest’area del pianeta, a un analfabetismo di ritorno del
Vangelo che ha reso indispensabile una seconda diffusione del messaggio di Cristo.
La nuova evangelizzazione è il terreno sul quale Benedetto XVI ha scelto di combattere
una delle buone battaglie del suo Pontificato. E l’arma utilizzata è quella prevista
dalla “legge del chicco di grano”, che vuole uomini e donne che prima di ammaestrare
le folle in pubblico sappiano mettersi in ginocchio in silenzio:
"Il mondo
di oggi ha bisogno di persone che parlino a Dio, per poter parlare di Dio. E dobbiamo
anche ricordare sempre che Gesù non ha redento il mondo con belle parole o mezzi vistosi,
ma con la sua sofferenza e la sua morte. La legge del chicco di grano che muore nella
terra vale anche oggi; non possiamo dare vita ad altri, senza dare la nostra vita".
(Discorso ai Nuovi evangelizzatori, 15 ottobre 2011)
In questo modo,
nota il Papa, chi annuncia non perde di vista che è Dio stesso a dare forza alle sue
parole e non il contrario. Il che è poi massima garanzia di successo nella diffusione
del Vangelo. Poi, certo, duemila anni di storia della santità sono lì a dimostrare
che audacia, dedizione, entusiasmo sono monete che un testimone della fede non può
non trafficare lungo la via che porta Cristo:
“E su questa via non si cammina
mai da soli, ma in compagnia: un’esperienza di comunione e di fraternità che viene
offerta a quanti incontriamo, per partecipare loro la nostra esperienza di Cristo
e della sua Chiesa. Così, la testimonianza unita all’annuncio può aprire il cuore
di quanti sono in ricerca della verità, affinché possano approdare al senso della
propria vita”. (Indizione Anno della fede, 16 ottobre 2011)
La maggiore
efficacia che Benedetto XVI attribuisce alla “testimonianza unita” dilata la riflessione
su un cerchio più ampio, quello ecumenico:
"La mancanza di unità tra i cristiani
impedisce un annuncio più efficace del Vangelo, perché distrugge o mette in pericolo
la nostra credibilità. Come possiamo dare una testimonianza convincente se siamo divisi?
Certamente, per quanto riguarda le verità fondamentali della fede, ci unisce molto
più di quanto ci divide”. (Udienza generale, 18 gennaio 2012)