2012-07-10 08:25:37

Eurogruppo: sì allo "scudo" anti-spread. Bce sarà agente del Fondo salva-Stati


C’è accordo tra i 17 ministri dell’Eurogruppo sul "forte impegno a mette in campo tutto ciò che è necessario per assicurare la stabilità finanziaria della zona euro". In particolare si punta all’uso flessibile del Fondo salva Stati, la Bce sarà l’agente diretto operativo. Confermato il sostegno alla Spagna che avrà un anno in più per riportare il proprio deficit sotto la soglia del 3%, confermato anche il mandato fino a fine anno del presidente dell'eurogruppo, Jean Claude Juncker. Il servizio di Massimiliano Menichetti:RealAudioMP3

Un vertice positivo è stato definito l’Eurogruppo di Bruxelles, terminato alle 2.30 della scorsa notte. Riaffermato il forte e totale impegno per stabilizzare i mercati, vinte almeno per il momento le resistenze della Finlandia, le reticenze dell'Olanda e i dubbi della Germania sulle misure anti-spread. Si punta in particolare all'uso “flessibile ed efficiente” dell'Efsf e l'Esm, il Fondo salva Stati, per i Paesi che “rispetteranno le raccomandazioni” dell'Ue e "tutti gli altri impegni del semestre europeo". Sarà tecnicamente la Bce l'agente del Fondo che condurrà le operazioni di mercato, come l’acquisto dei Bond in funzione anti-spread. Sulla crisi spagnola, in conferenza stampa al termine di quasi nove ore di lavori, il presidente dell'Eurogruppo, Jean Claude Juncker, ha confermato che gli aiuti alle banche saranno erogati sotto forma di prestiti con scadenze ''fino a 15 anni''. La prima tranche, pari a 30 miliardi d euro, arriverà entro fine mese. I dettagli del programma saranno approvati nella prossima riunione del 20 luglio. Su Grecia e Cipro è stato precisato che proseguono le missioni della cosiddetta troika (Ue, Bce, Fmi), ma l’attenzione rimane a Bruxelles dove si è aperto l’Ecofin.

Per un’analisi della situazione, Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento del prof. Roberto Artoni, ordinario di Scienza delle finanze alla Bocconi di Milano:RealAudioMP3

R. – Sembra di capire che l’ipotesi di un intervento diretto tra Banca centrale europea su mandato del Fondo europeo sia stato accettato. Però, il problema fondamentale - come già nel precedente vertice - resta quello di definire esattamente le condizioni su cui può avvenire questo intervento. Quello che si sa ora è un po’ ambiguo. Bisognerebbe conoscere con esattezza a quali condizioni sarà possibile per la Banca centrale europea acquistare i titoli di Stato dei singoli Paesi. Al momento non possiamo dire nulla, possiamo solo apprezzare il fatto che non si sia chiuso il discorso.

D. – La Spagna avrà un anno in più per riportare il proprio deficit sotto la soglia del 3 per cento e riceverà 30 miliardi di euro entro fine mese…

R. – Questo non risolve il problema della Spagna. Si prova a tamponare la situazione delle singole banche. Ora arrivano 30 miliardi su un totale di 100, speriamo che gli altri 70 arrivino rapidamente, perché la situazione delle banche è molto pesante. I principi sono accettabili, ma sono i tempi di esecuzione di queste forme di aiuto che sono veramente avvolti nella nebbia. Se si vuole salvare l’euro, si devono proteggere i Paesi dalle ondate speculative e risolvere dei problemi che si sono accumulati nel passato, ma con tempestività! Quanti vertici hanno fatto in questi anni? 20-25 e sempre si rimanda la decisione: anche adesso si rimanda al 20 luglio, speriamo che sia l’ultima volta. Ci vorrebbe più volontà esplicita di salvare l’euro e non pure affermazioni.

D. – Stiamo vivendo una crisi reale o è una crisi apparente?

R. – La crisi finanziaria c’è ed è diventata da un paio d’anni anche una crisi reale molto profonda. Oggi, i dati di produzione industriale in Italia, ma anche in Francia, sono molto negativi. Siamo ai primi anni Trenta del XX secolo. Se non si concepisce una forma di intervento coordinata e forte a livello europeo continueremo per 20 anni ad essere in crisi: questa è una citazione di un articolo di ieri del Financial Times.

D. – In Germania, ci sono delle posizioni antieuro. Anche altri Paesi ne parlano, ma è ipotizzabile un’Europa fuori dall’euro?

R. – L’euro è una condizione essenziale perché un’area economica possa accedere a un’integrazione finanziaria, politica ed economica. Se non si vuole costruire l’Europa unitaria, è bene evitare tutte le penalizzazioni dei singoli Paesi con queste politiche assurde…. L’esempio è quello degli Stati Uniti: si sono costruiti rapidamente uno Stato federale.

D. – Sta dicendo che accanto ad un’unità economica deve necessariamente esserci un’unità politica?

R. – Più che un’unità politica, una prospettiva politica unitaria. I grandi padri fondatori dell’Europa hanno costruito un’Europa importante: Schuman, De Gasperi, Adenauer avevano una visione dinamica, di progresso, di miglioramento. Oggi cosa ci annunciano? Politiche di riduzione di posti letto, di tagli alla ricerca… Non si costruisce nessuna prospettiva in questo contesto. Oltre tutto, queste politiche sono sbagliate sul piano economico, come dimostra la vicenda degli anni Trenta nel mondo.







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