Armi nel mondo, un morto al minuto. Mons. Tomasi: manca la volontà politica sul disarmo,
troppi interessi
Il processo del disarmo nel mondo continua a segnare il passo: a Ginevra i negoziati
sulle armi atomiche riprenderanno a settembre - ma non tra grandi speranze - mentre
a New York è in corso la Conferenza dell’Onu per provare a raggiungere l’accordo su
un Trattato vincolante per il controllo del commercio delle armi: e anche in questo
caso il successo dell’incontro appare improbabile, dicono molti osservatori. Intanto,
ogni minuto nel mondo muore una persona a causa della violenza armata. Sergio Centofanti
ha sentito mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede
presso l’Ufficio Onu di Ginevra:
R. - La volontà
politica di disarmare il mondo trova ostacoli continui. Per esempio la Conferenza
del disarmo qui a Ginevra non riesce da più di 10 anni a trovare un accordo per un
piano di lavoro. E in questi giorni si sta negoziando a New York questo nuovo Trattato
sul commercio delle armi e ci auguriamo che si arrivi a un risultato efficace. A rappresentare
la Santa Sede c’è mons. Chullikatt, nunzio a New York, che è direttamente coinvolto
e segue gli sviluppi dell’evento e ci può dare informazioni più corrette e più precise.
Con questo Trattato si mira a concludere un accordo che regoli il commercio di armi
convenzionali come carri armati, veicoli militari, sistemi di artiglieria, aerei ed
elicotteri da combattimento, navi da guerra, piccole armi e le munizioni per queste
armi e questo punto mi pare molto importante perché se non si controllano anche le
munizioni non si arriva a un Trattato solido. L’importazione, l’esportazione e il
trasferimento di queste armi, con questo nuovo Trattato, verrebbero controllate ma
non proibite: cioè, l’obiettivo del Trattato non è di proibire qualsiasi uso di arma
convenzionale o la produzione di armi convenzionali ma di regolare il trasporto attraverso
un territorio, quindi l’esportazione, l’importazione, in modo che ci sia una conoscenza
di dove vanno a finire queste armi e che non cadano in mani sbagliate come quelle
dei narcotrafficanti, dei terroristi o della criminalità urbana. A me sembra che la
novità stia nel provvedere a uno strumento globale che dia regole per il commercio
delle armi convenzionali con trasparenza e responsabilità.
D. - Oggi ci troviamo
di fronte a una situazione che in molti definiscono anarchica, con le armi che spesso
non riconoscono frontiere. Amnesty ricorda che è regolata più severamente la vendita
delle banane che quella di pistole e mitra. Quali sono le maggiori difficoltà per
il raggiungimento di un Trattato vincolante?
R. - Sono gli interessi economici
e il profitto che gruppi persone traggono da questa vendita non trasparente di armi…
D.
- Si parla di un giro di affari di 60 miliardi di dollari. Il commercio delle armi,
anche in questo periodo, non sembra conoscere crisi…
R. - Il commercio delle
armi e le spese militari continuano a crescere. Dobbiamo pensare che il peso annuale
globale della violenza causata da queste armi è di circa 400 miliardi di dollari,
quindi i costi umani, le conseguenze sociali, sono enormi!
D. - Anche a Ginevra
la Conferenza sul disarmo atomico procede lentamente …
R. - Il problema della
volontà politica di disarmare il mondo non sembra ancora essere maturo, purtroppo.
La Conferenza del disarmo a Ginevra da più di 10 anni, come dicevo, non trova un accordo
neanche su un’agenda di lavoro. Non c’è accordo nemmeno per cominciare il negoziato
per un Trattato che la maggioranza degli Stati desidera sottoscrivere sul materiale
fissile. E intanto, purtroppo, altri Stati sembrano interessati ad avere, per la loro
sicurezza – dicono – queste armi così micidiali.