2012-07-10 15:46:39

Antigone: misure alternative per risparmiare e migliorare la qualità di vita in carcere


Rendere possibili entro l’estate, per migliaia di detenuti, le misure alternative al carcere permetterebbe da una parte di ottenere un notevole risparmio, dall’altra di migliorare la vita negli istituti di pena. L‘associazione Antigone, che si batte per i diritti nelle carceri, lancia la proposta di rivedere proprio in questa direzione lanormat della spending review. Di ieri, le dichiarazioni del ministro della Giustizia, Paola Severino, che concorda: applicando le misure alternative di detenzione si possono contenere le spese della giustizia. Francesca Sabatinelli ha intervistato Patrizio Gonnella, presidente di Antigone:RealAudioMP3

R. – Noi abbiamo pensato che possono essere circa 10 mila persone, tra chi sta scontando una pena inferiore ai tre anni e ha problemi di tossicodipendenza, i potenziali beneficiari di questo provvedimento, che potrebbe rientrare nella spending review. Un detenuto in misura alternativa ha un costo di 6-7 volte inferiore a un detenuto ristretto in un carcere. Costerebbe sui 20-25 euro al giorno, forse anche meno, mentre un detenuto in carcere costa 130-140, in alcuni posti anche di più. Avremmo quindi un risparmio che abbiamo quantificato in circa un milione di euro al giorno, 365 milioni di euro l’anno! Questo nei tempi brevi, perché le cifre aumentano nei tempi lunghi. Le statistiche criminali dimostrano che un detenuto in misura alternativa compie 3-4 volte di meno reati da recidivo, rispetto a un detenuto che ha scontato l’intera pena in galera.

D. – Per misure alternative s’intende la detenzione domiciliare, quella in un centro di recupero: ci sono anche altre misure che possono essere studiate?

R. – Sì, addirittura ci sono delle misure che possono essere produttive per il detenuto e per la società: lavori socialmente utili nei fine settimana, lavori per la collettività… In questo modo, avremmo un aiuto, diciamo, in termini di servizi. Ci possono poi essere forme di sostegno volontario alla comunità sociale, ci possono essere affidamenti ai centri di accoglienza. Basterebbe mettersi al tavolo, il ministro con tutto il mondo della cooperazione, del terzo settore, con la società civile, quella laica e quella cattolica, le parrocchie. C’è un’energia e una creatività in giro che potrebbero portare a una presa in carico di migliaia di persone a costo zero per la società.

D. – La strada è aperta: ora si tratta – come diceva lei – di mettersi a tavolino e poi di passare la palla al parlamento…

R. – Mettersi al tavolino subito, perché questa cosa è già in parlamento: c’è il decreto legge sulla spending review e c’è una misura che a noi non piace perché ha tagliato i fondi sul vestiario e sui beni primari nelle carceri. E’ pur vero che, se non ci fosse la Caritas, i detenuti poveri sarebbero tutti nudi e poveri già da anni, però non si può formalizzare che di questo se ne debbono occupare i cittadini, i volontari, le Chiese e le organizzazioni della società civile esterna. E’ compito dello Stato dare la biancheria, la carta igienica, questi generi qui. Siccome la spending review è in fase di conversione in legge, facciamo ora un provvedimento in cui con una norma si dica: tutti i detenuti con meno anni di pena possono usufruire di queste misure.

D. – Il discorso del risparmio è importantissimo, ma le misure alternative garantirebbero anche di superare la fase critica legata anche al sovraffollamento…

R. – Sì, abbiamo 66.500 detenuti per 45 mila scarsi posti letto. Bisogna quindi prendere atto che un provvedimento di questo genere, oltre a far risparmiare, potrebbe riportare le carceri in una condizione di legalità. Questo ha un quarto effetto indiretto: quella della prevenzione dei suicidi. I suicidi non hanno un legame diretto con il sovraffollamento, ma un legame indiretto sì, perché si suicida una persona disperata, di questa disperazione molte volte gli operatori non si accorgono, perché, avendo a disposizione poche ore di lavoro per un numero infinito di persone, le persone diventano numeri e quindi non ci si rende conto se quella persona sta male, se quella persona è in crisi e si ammazza nella solitudine.







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