2012-07-09 13:53:54

Sud Sudan a un anno dall’indipendenza. Mons. Akio: è l'ora dello sviluppo


Un anno difficile: così l’arcivescovo di Juba, mons. Paulino Lukudo, parla del primo anniversario dell’indipendenza del Sud Sudan da Khartoum, sottolineando la soddisfazione del popolo per l’autonomia. Oggi, nel Paese si svolgono celebrazioni ufficiali in presenza di personalità straniere ma senza rappresentanti del Nord Sudan. Tra Juba e Khartoum infatti persistono forti tensioni. Mons. Lukudo Loro sottolinea l’importanza di perseguire la pace in un territorio che conserva sacche di scontri dai Monti Nuba al Nilo Blu. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

A un anno dalla secessione, il Sudan, Paese dell’Africa subsahariana, ancora fa i conti con le conseguenze di 20 anni di guerra civile. Nel 2004, per l’Onu era la maggiore emergenza umanitaria del pianeta. Poi gli accordi e, faticosamente, l’avvio della separazione a tutti gli effetti il 9 luglio dell’anno scorso. L’arcivescovo di Torit, nel Sud Sudan, mons. Johnson Akio:

"The last one year has been so special…
L’anno appena trascorso è stato un anno veramente speciale: rispetto a dodici mesi fa, la situazione è diversa e io ho visto molti, molti cambiamenti: prima fra tutti la pace, specialmente nello Stato equatoriale occidentale e centrale. Molti cambiamenti ci sono stati anche riguardo allo sviluppo delle attività: la gente ha conosciuto uno sviluppo, che non c’era mai stato prima".

L’Onu ha esteso di un altro anno il mandato della sua missione umanitaria nel Sud Sudan. Non mancano, infatti, le difficoltà e le questioni irrisolte. C’è la disputa sul petrolio con le esportazioni bloccate, perchè non c’è ancora accordo sulle tariffe per il transito del greggio. E poi soprattutto la condizione umanitaria di alcune persone del sud rimaste nel nord. Si parla in particolare dell’etnia dei Nuba e di restrizioni e abusi. Mons. Akio descrive un Paese in evoluzione:

"Peace in other segment of the area…
Ci sono però alcune zone dove ancora si è un po’ preoccupati per la pace a causa di focolai di conflitti che ancora ci sono. Questi cambiamenti hanno ovviamente coinvolto anche la Chiesa: la gente torna a casa dopo essere stata in esilio e la nostra Chiesa, che era prima una piccola realtà, sta crescendo e sta diventando una grande realtà, che conta un grande numero di fedeli. Molte delle persone sono rientrate e il numero è ancora più grande, perché sono rientrati con i figli nati in altri Paesi. Erano dei rifugiati e ora sono rientrati in un Paese che i figli non hanno mai conosciuto. Adesso, però, quello che vediamo è la necessità di infrastrutture. Ho deciso di fare un giro per l’intera diocesi per raccogliere le reali opinioni delle persone: cosa volevamo dirmi o chiedermi: sono stato in 8 paesi. Quando ho visitato questi luoghi, ho avuto la possibilità di ascoltare direttamente da loro come fosse nata in loro la fede e che cosa avessero fatto, cosa fanno ora e cosa faranno in futuro. Molte scuole sono state costruite dal governo, ma adesso bisogna vedere come verranno curate. Il governo ha costruito diverse scuole, perché vuole cercare di fare la differenza: era imbarazzante vedere i nostri figli dover andare in altri Paesi, perché c’erano le scuole e altri servizi. Gli ospedali non sono ancora rinnovati. Prima c’erano i servizi, ma non erano accessibili a molti di noi… Ora, sto vedendo come siano più accessibili e come stia cambiando la situazione".

Mons. Akio sottolinea poi l’importanza dell’informazione in un Paese che sta affrontando cambiamenti così significativi:

“Change I would like…
Un cambiamento che vorrei ancora vedere è rappresentato dalla realtà della radio, della nostra 'Radio Emmanuel': perché la radio può essere usata per raggiungere molte persone e quando riesce a raggiungerle, esse hanno informazioni su quanto sta avvenendo da loro e nel resto del mondo. Ci sono tanti mezzi per arrivare alla pace: noi usiamo l’acqua come strumento per camminare verso la pace, usiamo la scuola per la pace, usiamo i sistemi di comunicazione per la pace. Ma ora che c’è la pace ho visto i cambiamenti e vedo che è necessario che la gente di qui sia informata anche attraverso la radio su quanto accade nel suo Paese".







All the contents on this site are copyrighted ©.