Spending review: rischiano di saltare sette mila posti nella sanità. Becchetti: sacrifici
inutili se non cala lo spread
I tagli contenuti nel decreto della revisione della spesa, sommati a quelli della
manovra 2011, hanno toccato il settore della sanità per 7,9 miliardi di euro in tre
anni. Lo ha detto il ministro alla Salute Balduzzi. Il taglio potrebbe comportare
la diminuzione di sette mila posti letto. Intanto il presidente di Confindustria Squinzi
fa un parziale dietrofront sul giudizio sul governo. Giampiero Guadagni
Il
premier Monti incassa per la spending review il doppio apprezzamento di Corte dei
Conti, che parla di revisione qualitativa della spesa”; e del vicepresidente della
Commissione europea Olli Rehn, che definisce il decreto in linea con le raccomandazioni
di Bruxelles. E anche il presidente di Confindustria Squinzi dopo aver parlato di
rischi di macelleria sociale, ridimensiona le critiche e conferma il sostegno a Monti.
Ma alla vigilia dell’approdo in Senato, tra le forze politiche le posizioni sono diverse.
L’opposizione è sul piede di guerra. Nella maggioranza il Pdl è sostanzialmente d’accordo
nel merito ma pone una questione di metodo perché, afferma Cicchitto, Monti consente
solo al Pd di chiedere modifiche in Parlamento senza essere bloccato dalla questione
di fiducia. Il segretario del Pd Bersani insiste nel chiedere correzioni su enti locali
e sanità. Intanto i singoli ministri continuano a fornire dettagli sugli effetti del
provvedimento. Secondo il responsabile della Sanità Balduzzi i posti letto pubblici
diminuiranno di circa 7mila unità dal 2013 come conseguenza di quasi 8 miliardi di
tagli, considerando anche la manovra estiva 2011”. Da parte sua il ministro della
Funzione pubblica Patroni Griffi spiega: gli esuberi sono 24 mila: 11 mila per le
amministrazioni centrali, 13 mila per gli enti territoriali.
Per gli statali
in esubero, oltre 24 mila tra cui 8 mila pensionabili, potrebbe scattare il meccanismo
della mobilità lunga, con il 60% effettivo dello stipendio per 48 mesi. Si tratta
di provvedimenti epocali, come sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco il
prof. Leonardo Becchetti, docente di economia Politica all'Università Tor Vergata:
R. – Molti avevano
invocato parità di condizioni tra settore pubblico e settore privato. Il governo ha
dimostrato di violare anche questo ultimo tabù. E’ molto importante che in un momento
difficile come questo ci sia una equa ripartizione degli oneri. Credo, però, che ancora
non sia stato fatto abbastanza per toccare il settore che ha causato la crisi. Parlo
in particolare dei mercati finanziari. Continuiamo timidamente a ragionare su una
tassa sulle transazioni, ma la sua applicazione ancora è lontana. Il luogo fondamentale
dove bisognava intervenire fin dall’inizio è quello appunto dell’alta finanza. Ancora
oggi i governi sono tutti timidamente d’accordo nel fatto che bisogna farlo, ma non
stanno riuscendo ad incidere come dovrebbero.
D. - Il premier Mario Monti ha
affermato che dichiarazioni come quelle del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi
- che riferendosi alla spending review aveva parlato di 'macelleria sociale' - fanno
aumentare i tassi e anche lo spread. E lo spread, effettivamente, è tornato a salire…
R.
– Sono d’accordo col premier sul fatto che chi ha responsabilità istituzionali, soprattutto
in questo momento, deve moderare le parole e tenere conto degli effetti che queste
parole hanno sui mercati finanziari. Dall’altra parte, però, penso che bisogna intervenire
in maniera più decisa sui mercati finanziari, altrimenti tutto quello che stiamo facendo
è come portare acqua con un secchio bucato. I guadagni che stiamo ottenendo con sacrifici
durissimi, in termini di spending review, rischiano di essere vanificati dagli aumenti
di costo del debito che si manifesterebbero attraverso l’aumento degli spread.
D.
– Sono previsti tagli nei settori della scuola, della giustizia, della sanità. Sperando
che questi tagli non siano vani, per il sistema Italia sono provvedimenti sostenibili?
R.
– Intanto bisogna dire che la spesa pubblica in Italia - se togliamo la spesa per
interessi che è molto alta perché il debito è alto - è inferiore a quella di quasi
tutti gli altri Paesi europei che è intorno al 32 per cento. In Inghilterra e in Irlanda
siamo al 40 per cento. Quindi in realtà noi non abbiamo una spesa pubblica fuori controllo.
Il nostro è un problema assolutamente finanziario. Dipende dal debito accumulato in
passato. Quello che è certo è che se tagliamo solo la spesa e questi tagli di spesa
non ci servono per ridurre le tasse - che è il provvedimento che darebbe una boccata
d’ossigeno ai nostri cittadini - e se le riduzioni di spesa non sono accompagnate
da riduzioni di tasse, sicuramente queste misure non determinano effetti espansivi
ma rischiano di determinare effetti recessivi. Finora siamo riusciti solo ad evitare
aumenti ulteriori di tasse ma non a ridurre le tasse sul lavoro e sui consumi. Ecco
perché c’è bisogno di un intervento eccezionale sui mercati finanziari per ridurre
questo livello di spread che è eccezionale. Giustamente il premier Monti ha detto
che gli spread veri dell’Italia non dovrebbero essere più di 200 punti. Quindi tutto
quello che è in più è in eccesso per la speculazione, eccesso dei timori dei mercati.
Bisogna intervenire in maniera straordinaria su quell’eccesso di spread, altrimenti
tutti i sacrifici che stiamo facendo rischiano di essere inutili.