Nigeria, oltre 100 morti. Mons. Kaigama: è scontro agricoltori-pastori
Dalla Nigeria ancora drammatiche notizie che riguardano i gruppi cristiani. E’ salito
ad oltre 100 il numero delle vittime di vari episodi di violenza avvenuti nel fine
settimana nello Stato nigeriano di Plateau. Tra i morti ci sono anche due deputati,
lo ha riferito il portavoce del governatore. “Il massacro è originato dallo scontro
tra agricoltori e pastori – ha affermato con dolore mons. Ignatius Ayau Kaigama,
arcivescovo di Jos e presidente della Conferenza Episcopale della Nigeria – secondo
il quale è doveroso intervenire per fermare questa mattanza”. Su quanto sta avvenendo
ascoltiamo il presule intervistato da Giancarlo La Vella:
R. – E’ una
notizia estremamente triste. Vedere la gente uccisa, vedere che non si dà alcun valore
alla vita: è terribile. A questo punto, è difficile dire cosa possiamo fare. Noi preghiamo
sempre e il governo sta lavorando con l’agenzia di sicurezza, ma questa situazione
continua e noi dobbiamo fare in modo che termini. I pastori si trovano in conflitto
con gli agricoltori, perché nelle crisi precedenti hanno perso i loro animali ed è
questa, secondo me, la fonte del problema. Spero che il governo locale possa aprire
un dialogo tra pastori e agricoltori. E’ facile interpretare questi fatti come una
crisi di religione, ma per me si tratta di una crisi economica, dove in fondo è presente
anche una questione politica. Dobbiamo vedere quindi le cose come veramente sono.
D.
– Più volte lei ha detto che non si tratta di una guerra di religione, ma a questo
punto il governo deve intervenire in modo concreto…
R. – Sì, il governo ha
l’obbligo di intervenire, perché ha il potere, ha armi, soldati, polizia: l’importante
è che si faccia qualcosa. Noi siamo preoccupati e siamo molto tristi nel vedere morire
la gente così, come fossero animali.
D. – Secondo lei, il governo ha sottovalutato
in passato la situazione? Si poteva intervenie prima?
R. – Io ho sempre promosso
il dialogo tra i pastori e gli agricoltori, tra diversi gruppi etnici, ma questo non
è mai stato fatto. Ora, è molto difficile aprire un dialogo perché la gente è infuriata:
c’è un sentimento profondo di amarezza ed è anche difficile fare una guerra contro
chi non si conosce. E’ una situazione molto difficile, però credo che l’agenzia di
sicurezza avrà l’intelligenza per trovare il modo di confrontarsi con questi problemi.
Noi abbiamo bisogno di pace, vogliamo stare in pace: cristiani con i musulmani, ma
anche insieme ad altri gruppi etnici. Noi vogliamo restare in pace e progredire nel
campo politico, economico, sociale…
D. – E’ opportuno, secondo lei, che la
comunità internazionale si faccia carico – in accordo con il governo nigeriano – di
questa situazione, caso mai con un intervento dell’Unione Africana per esempio?
R.
– Il governo deve agire in fretta ed è importante che chieda aiuto. La Nigeria deve
essere in contatto con altre Nazioni, in Africa ma anche in Europa. Tutte le varie
entità internazionali devono agire insieme. Quanto sta accadendo, non è una cosa che
la Nigeria possa affrontare da sola. Bisogna cercare insieme delle soluzioni contro
questo tipo di terrorismo.