Nigeria, c'è la corruzione dietro la mancata difesa dei cristiani
La causa
principale della negligenza con cui il Governo e le forze dell'ordine in Nigeria fronteggiano
gli incessanti attacchi alle chiese e ai villaggi cristiani è la corruzione. Lo
sostiene Massimo Alberizzi, inviato a Nairobi per il Corriere della Sera. All'indomani
del nuovo blitz anti-cristiano nella regione del Plateau, e della successiva rappresaglia,
che hanno causato almeno 100 morti, Alberizzi rilancia le dure critiche dell'arcivescovo
di Jos, mons. Kaigama, alle istituzioni nigeriane. "L'intelligence locale - spiega
- conosce bene i responsabili e i mandanti di questi attacchi. Non è una guerra di
religione ma nasconde interessi economici ben precisi, tanto è vero che la stessa
setta integralista dei Boko Haram attacca anche i musulmani. Purtroppo tra i maggiori
responsabili della corruzione ci sono le compagnie petrolifere europee, ma anche quelle
cinesi, che trasmettono la cultura della corruzione a tutta la società nigeriana.
Il problema di base è proprio un deficit di etica nel bussiness". "La Nigeria è
un Paese dove le sperequazioni sono enormi" aggiunge Anna Pozzi, africanista
della rivista "Mondo e Missione" del Pime. "Più del 70% della popolazione
vive sotto il livello di povertà. Ci sono élite ricchissme mentre la maggioranza vive
in condizioni di miseria. Di conseguenza è uno dei paesi più corrotti al mondo, ed
è anche in questo tessuto sociale fatto di ingiustizie, oppressione e sfruttamento
che si radicano questi movimenti violenti". "La religione - spiega Anna Pozzi
- viene usata come strumento per rivendicazioni che hanno radici politiche ed economiche.
Gli scontri etnici, fra pastori e contadini, per il controllo del territorio, vanno
inseriti nel contesto più ampio di uno stato federale dove 12 stati su 36 hanno scelto
la Sharìa come base della propria legge locale". "Gli stati del Nord, a maggioranza
musulmani, utilizzano spesso questo strumento per le loro rivendicazioni nei confronti
del governo centrale, mirando al controllo delle ingenti risorse petrolifere nigeriane".
(a cura di Fabio Colagrande)