India: la Chiesa di Goa chiede al governo di tutelare i lavoratori
“Dare prova di umanità” nei confronti dei lavoratori del settore minerario: è quanto
chiede la Chiesa cattolica di Goa, piccolo Stato occidentale dell’India. In una lettera
scritta dal Consiglio per la pace e la giustizia sociale (Csjp) dell’arcidiocesi locale
e indirizzata al governo guidato dal Partito nazionalista indù (Bjp), si espone il
caso di 230 minatori assunti nell’industria estrattiva statale dall’esecutivo precedente,
espressione del Partito del Congresso. Assunzioni che il Bjp aveva fortemente criticato,
definendole una strategia dovuta alle imminenti elezioni e pensata per guadagnare
voti. Nell’ottica della lotta alla corruzione, quindi, una volta saliti al potere,
gli indù hanno sospeso l’assunzione dei 230 neo-impiegati. Ma, come scrive nella lettera
padre Maverick Fernandes, segretario generale del Csjp, rifiutare il lavoro a tali
persone equivale violare i loro diritti umani, anche perché “una volta assunti dall’industria
statale, la maggior parte di questi operai ha lasciato il precedente impiego”. Sospendere
la nuova assunzione, quindi, significa “togliere a 230 persone il loro unico mezzo
di sussistenza, senza alcuna colpa da parte loro. E questo richiama una questione
di umanità”. Tra l’altro, padre Fernandes sottolinea che “le procedure di assunzione
erano state perfettamente rispettate e ciascun candidato aveva risposto in maniera
soddisfacente ai requisiti richiesti dal tipo di impiego”. Di conseguenza, conclude
il Csjp, “è incomprensibile che il governo impedisca ai 230 impiegati di prendere
servizio, senza neanche una motivazione scritta”. (I.P.)