L'Angelus di Benedetto XVI a Castel Gandolfo - Testo integrale
Vorrei soffermarmi brevemente sul brano del Vangelo di questa domenica, un testo da
cui è tratto il celebre detto «Nemo propheta in patria», cioè nessun profeta
è bene accetto tra la sua gente, che lo ha visto crescere (cfr Mc 6,4). In
effetti, dopo che Gesù, a circa trent’anni, aveva lasciato Nazareth e già da un po’
di tempo era andato predicando e operando guarigioni altrove, ritornò una volta al
suo paese e si mise ad insegnare nella sinagoga. I suoi concittadini «rimanevano stupiti»
per la sua sapienza e, conoscendolo come il «figlio di Maria», il «falegname» vissuto
in mezzo a loro, invece di accoglierlo con fede si scandalizzavano di Lui (cfr Mc
6,2-3). Questo fatto è comprensibile, perché la familiarità sul piano umano rende
difficile andare al di là e aprirsi alla dimensione divina (...) Gesù stesso porta
come esempio l’esperienza dei profeti d’Israele, che proprio nella loro patria erano
stati oggetto di disprezzo, e si identifica con essi. A causa di questa chiusura spirituale,
Gesù non poté compiere a Nazareth «nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi
malati e li guarì» (Mc 6,5). Infatti, i miracoli di Cristo non sono una esibizione
di potenza, ma segni dell’amore di Dio, che si attua là dove incontra la fede dell’uomo.
Scrive Origene: «Allo stesso modo che per i corpi esiste un’attrazione naturale da
parte di alcuni verso altri, come del magnete verso il ferro … così tale fede esercita
un’attrazione sulla potenza divina» (Commento al Vangelo di Matteo 10, 19).
Dunque,
sembra che Gesù si faccia – come si dice – una ragione della cattiva accoglienza che
incontra a Nazareth. Invece, alla fine del racconto, troviamo un’osservazione che
dice proprio il contrario. Scrive l’Evangelista che Gesù «si meravigliava della loro
incredulità» (Mc 6,6). Allo stupore dei concittadini, che si scandalizzano,
corrisponde la meraviglia di Gesù. Anche Lui, in un certo senso, si scandalizza! Malgrado
sappia che nessun profeta è bene accetto in patria, tuttavia la chiusura del cuore
della sua gente rimane per Lui oscura, impenetrabile: come è possibile che non riconoscano
la luce della Verità? Perché non si aprono alla bontà di Dio, che ha voluto condividere
la nostra umanità? In effetti, l’uomo Gesù di Nazareth è la trasparenza di Dio, in
Lui Dio abita pienamente. E mentre noi cerchiamo sempre altri segni, altri prodigi,
non ci accorgiamo che il vero Segno è Lui, Dio fatto carne, è Lui il più grande miracolo
dell’universo: tutto l’amore di Dio racchiuso in un cuore umano, in un volto d’uomo.
Colei
che ha compreso veramente questa realtà è la Vergine Maria, beata perché ha creduto
(cfr Lc 1,45). Maria non si è scandalizzata di suo Figlio: la sua meraviglia
per Lui è piena di fede, piena d’amore e di gioia, nel vederlo così umano e insieme
così divino. Impariamo da lei, nostra Madre nella fede, a riconoscere nell’umanità
di Cristo la perfetta rivelazione di Dio.