Allarme carestia in Somalia. Save the Children: i bambini sono i più colpiti dall’emergenza
E’ di nuovo allarme carestia in Somalia a distanza di un anno dall’ultima crisi alimentare,
la più grave degli ultimi 60 anni. Piogge scarse, ritardi nei raccolti e numerosi
episodi di violenza stanno minando il futuro della popolazione. A lanciare l’allarme
è “Save the Children”, Ong presente da 20 anni in Somalia. Benedetta Capelli
ha intervistato Emanuela Salvatori, dell’ufficio stampa di “Save the Children”
Italia:
R. – La situazione
nel Paese rimane estremamente critica per centinaia di migliaia di persone e noi stimiamo
che ci sono circa un milione e 400 mila persone - la maggior parte delle quali sono
bambini e donne - a rischio di fame, malnutrizione acuta, che rischiano nel breve
e medio periodo di morire di fame se non metteremo in atto strategie di aiuto che,
come “Save the children”, stiamo portando avanti ma che richiedono ulteriori fondi,
un ulteriore impegno massiccio da parte anche della comunità internazionale. Il rischio
insomma è che quanto accaduto mesi fa in Somalia, nel Corno d’Africa, in realtà si
perpetui: la carenza di piogge, lo spostamento all’interno dell’area di più di un
milione di persone e il persistere di atti militari di conflitto interno, stanno purtroppo
ponendo le premesse per una nuova ulteriore "escalation della fame".
D. - Per
quanto riguarda la situazione dei bambini avete richieste specifiche per loro e poi
soprattutto come si può contribuire affinché questa popolazione sia aiutata?
R.
- Nell’immediato noi invitiamo tutte le persone a sostenere l’attività di “Save the
children”. La nostra è una delle poche Ong che ancora operano in Somalia in una situazione
molto difficile e questo in virtù di una relazione di fiducia che si è stabilita negli
anni - parliamo di circa 20 anni di presenza sul campo - con i referenti locali, con
le comunità locali. Invito tutti ad andare sul nostro sito, , e a sostenere anche
il nostro fondo emergenze al quale attingiamo per poi garantire gli aiuti a quei Paesi
e quei bambini in situazione di emergenza, come il Sahel e la Somalia. Nello specifico,
i bambini sono quelli in questo momento più a rischio, perché sono i più deboli, anche
fisicamente, e quindi coloro che primi fra tutti soffrono la malnutrizione e che rischiano
di morire, rischiano di perdere la vita più di tutti gli altri. Quello che noi stiamo
fornendo loro, attraverso i nostri “feeding center”, i nostri centri nutrizionali,
è un intervento di aiuto e di cura. Si tratta di bambini che hanno una malnutrizione
acuta, a cui noi forniamo cibi ipernutrienti e una terapia di uscita da malattie e
infezioni collegate che vanno di pari passo con la malnutrizione e che, saldandosi
con la debolezza del bambino e anche una immaturità del sistema immunitario, purtroppo
portano spesso alla morte.