Nella cultura
contemporanea le scienze naturali e la teologia costituiscono purtroppo due mondi
separati. E per avviare davvero la Nuova Evangelizzazione occorre ristabilire una
connessione vitale tra la cultura ecclesiale e quella scientifica.Lo sostiene
mons. Michael Heller, teologo-scienziato, Premio Templeton 2008, nel libro intervista
'La scienza e Dio' (editrice La Scuola) firmato da Giulio Brotti. "Questa
difficoltà di dialogo è reale" commenta Gennaro Auletta, docente di Filosofia
delle Scienze alla Pontificia Università Gregoriana. "Dipende dal fatto
che una minoranza degli scienziati si pone in posizione di contrapposizione ideologica
nei confronti della religione, e non considera la teologia una forma di sapere. Ma
anche, dall'altra parte, dal fatto che la formazione dei sacerdoti è ancora carente
sui temi scientifici". "Ma a rendere arduo il confronto tra scienza e fede - continua
Auletta - sono anche due concezioni opposte. L'idea di una scienza totalizzante che
può spiegare qualsiasi cosa, persino il sentimento religioso, e una concezione relativistica,
riduzionistica di ogni sapere. Dobbiamo capire che l'impresa cognitiva è unica, l'universo,
il mondo e l'uomo sono sempre gli stessi, anche se l'approccio è diverso. Ma questo
non vuol dire che dobbiamo parlare lingue diverse o necessariamente scontrarci".
"Servono sempre di più istituzioni che curino la preparazione scientifica dei sacerdoti
e dei religiosi" aggiunge P. Lluc Torcal, priore del monastero cistercense di Poblet
e studioso di filosofia della fisica. "Dobbiamo , come dice Heller, creare studiosi
'ponte' capaci di mettere in collegamento teologia e scienze naturali". (A cura
di Fabio Colagrande)