2012-07-07 13:57:52

Situazione drammatica in Mali. Il nunzio: cristiani in fuga, potrebbe essere un nuovo Afghanistan


Resta drammatica la situazione in Mali dopo l’occupazione del Nord da parte degli estremisti islamici. Il presidente francese François Hollande e il segretario di Stato americano Hillary Clinton si sono detti “preoccupati”, ribadendo il loro sostegno agli sforzi per “il pieno ritorno della democrazia” nel Paese. E per sabato, a Ouagadougou in Burkina Faso, la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale ha convocato un vertice per cercare una soluzione alla crisi. La nostra collega della redazione tedesca, Gudrun Sailer, ha parlato della situazione con il nunzio in Mali, l’arcivescovo Martin Krebs:RealAudioMP3

R. - Si tratta di una crisi di immensa gravità dal punto di vista politico, religioso, ecclesiastico e missionario. In quella regione, stiamo vivendo una crisi senza precedenti. Non si può sintetizzare in qualche frase, la complessità della situazione, ma se si vuole schematizzare, prendiamo il diritto internazionale: la sovranità e l’integrità di uno Stato sono minacciate, minacciate da gruppi di fanatici religiosi. L’attuale governo non può imporsi efficacemente. Poi oltre il diritto internazionale prendiamo in considerazione i diritti umani, anche loro sono gravemente minacciati; in particolar modo lo è la libertà religiosa, la cultura della popolazione. Infine, dal punto di vista ecclesiale ci troviamo davanti alle macerie di decenni di lavoro di sacerdoti, di religiosi, di laici, che hanno costruito la Chiesa in quella parte del Mali, con il sostegno efficace della Chiesa universale. Tutto questo, può sintetizzare la complessa crisi del Mali.

D. - Come si presenta concretamente la situazione degli stessi cristiani nel Mali?

R. - I cristiani che abitavano in quelle zone del Nord sono fuggiti. In quella regione non ci sono più cristiani. Contiamo circa tra i 160 mila e i 180 mila sfollati, che sono scappati verso Paesi vicini del Togo, del Benin e della Nigeria. La loro fuga è iniziata recentemente. Ho avuto modo di incontrarne qualcuno; sono sorprendentemente silenziosi, non esprimono ad alta voce il loro dolore, sono taciturni, sotto shock. Una crisi mai vissuta. Dobbiamo fare di tutto per sostenerli e rendere di nuovo possibile una vita a questa gente che ha perso tutto.

D. - Qualcuno teme che questa crisi possa avere delle ripercussioni su tutto il Sahel. Ma è possibile una cosa del genere?

R. - Difficile predire una cosa del genere, perché ci sono tanti gruppi islamisti in quella regione dell’Africa del Nord, nel Sahel. Attualmente questi gruppi che hanno occupato il Nord del Mali hanno un grande prestigio. Hanno approfittato dell’assenza del potere centrale di Bamako, sono gruppi fanatici religiosi che cooperano con semplici criminali che vivono grazie al commercio di droga, armi, persone. Attualmente godono di un grande prestigio e questo può costituire, per altri gruppi, l’occasione di unirsi a loro. Ma può anche succedere che nel futuro questi gruppi si troveranno l’uno contro l’altro. Hanno tutti le stesse convinzioni: hanno un elemento fanatico, una sete di potere. Non si può dire quale sarà la futura situazione del Sahel; ma potrebbe divenire un nuovo Afghanistan.







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