Varata la spending review. Diotallevi: cittadini disposti a fare sacrifici che abbiano
senso
Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto di attuazione della delega
sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie. E fa discutere il varo della spending
review varata in nottata dal governo. Per il segretario del Pd Pierluigi Bersani bisogna
fare “attenzione a non dare una mazzata al Servizio sanitario nazionale”. Il sindaco
di Roma, Gianni Alemanno, del Pdl, parla di una “manovra che si abbatte duramente
con tagli molto pesanti”. Alessandro Guarasci ha sentito il parere di Luca
Diotallevi, vicepresidente del Comitato Organizzatore delle Settimane Sociali
dei cattolici italiani:
R. – Questo
taglio alla spesa pubblica è molto al di sotto di quanto l’Europa ci aveva richiesto,
è molto al di sotto di quello che servirebbe, e la dimostrazione è la non risoluzione
dei problemi, che porterebbero all’aumento dell’Iva, ma semplicemente il procrastinare
quest’aumento a dopo le prossime elezioni. Noi siamo in una situazione molto difficile,
cui ci hanno portato decenni di malgoverno. Il tempo si è fatto strettissimo e noi
dobbiamo costruire consenso intorno ad una politica durissima. Io segnalo semplicemente
la grande vicinanza che c’è tra le richieste della Bce e l’agenda della 46.ma Settimana
dei cattolici italiani, per dire che c’è spazio per una grande alleanza, come fu quella
che nella metà degli anni 40 portò l’Italia fuori dai disastri della dittatura e della
guerra. Oggi noi abbiamo bisogno di dare consenso a questo tipo di riforma. Le persone
sono disponibili a grandi sacrifici, ma che abbiano senso.
D. – Però, quantomeno
sul fronte delle province, è stato avviato un percorso per ridurle in modo consistente.
Questo è positivo?
R. – Sarebbe positivo se non ci trovassimo di fronte sostanzialmente
a poco più che ad un annuncio, un annuncio che si ripete da tantissimi anni, che questa
volta forse porterà a qualcosa di più concreto, ma che ancora è lungi dal portare
ad un risultato.
D. – Questo vuol dire che, secondo lei, i cosiddetti enti
inutili sono stati appena toccati?
R. – Pensiamo ai trasferimenti ‘graziosi’
alle imprese, di cui si occupa il Memorandum di Giavazzi e dell’esecuzione del quale,
per ora, non c’è traccia; dei soldi ai sindacati; delle tante spese inutili; degli
microcomuni; del numero esorbitante dei parlamentari, dei loro privilegi, e potremmo
continuare.
D. – Per gli statali sembra finire l’era del posto fisso. Una rivoluzione
che spesso è stata già annunciata in passato, ma che non è stata mai avviata...
R.
– Noi abbiamo bisogno urgentemente che questa era cominci, però non possiamo dire
– come lei giustamente afferma – che sia cominciata.
D. – Sulla sanità, secondo
lei, è stato raggiunto un buon compromesso? Insomma, non saltano gli ospedali piccoli,
però quantomeno viene toccata la spesa farmaceutica...
R. – No, il compromesso
è ancora al di sotto di quello che era necessario raggiungere. Il piccolo ospedale,
innanzitutto, non è una garanzia per il malato, perché il malato ha bisogno di un
medico esperto. Il piccolo ospedale, invece, porta il medico a prendere il pieno stipendio,
ma a fare pochissimi interventi - pensiamo al settore della chirurgia o della medicina
interna – e quindi il malato nel piccolo ospedale fatalmente finisce magari in mano
ad un medico ottimamente intenzionato, ma poco esperto.