Cina: ordinazione illecita del rev. Yue Fusheng nonostante il monito nei giorni scorsi
della Santa Sede
Nonostante il monito nei giorni scorsi della Santa Sede e le critiche dei cattolici
locali, è avvenuta questa mattina nella cattedrale di Harbin, nel Heilongjiang, l’ordinazione
episcopale senza mandato pontificio, quindi illecita, del rev. Giuseppe Yue Fusheng.
La liturgia è stata presieduta da mons. Johan Fang Xinyao di Linyi (Shandong), presidente
nazionale dell'Associazione patriottica. Secondo un resoconto online apparso su "Chiesa
cattolica in Cina", pubblicazione in cinese a cura dell'Associazione patriottica e
ripresa dall’agenzia AsiaNews, durante la liturgia, invece del mandato del Papa, è
stata letta la lettera del Consiglio dei vescovi, un organismo approvato dal governo
e non riconosciuto dalla Santa Sede. Con l'ordinazione di Yue, si è risolta la "scomparsa"
di padre Giuseppe Zhao Hongchun, amministratore apostolico di Harbin, riconosciuto
dalla Santa Sede. Subito dopo la cerimonia infatti, padre Giuseppe e padre Zhang Xisheng,
il suo vice-parroco, sono stati rilasciati. Padre Zhao era stato fermato il 4 luglio
pomeriggio, mentre padre Zhang era stato sequestrato dalla pubblica sicurezza nella
mattina di ieri. La Santa Sede, in una nota della Congregazione per l’Evangelizzazione
dei Popoli aveva condannato e biasimato mercoledì scorso l’ordinazione episcopale.
Un atto - aveva detto - “che danneggia l’unità della Chiesa e tutta l’opera di evangelizzazione
e produrrà divisioni, lacerazioni e tensioni nella comunità cattolica in Cina”. “Se
si vuole che la Chiesa in Cina sia cattolica, non si deve” infatti – sottolineava
la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli – “procedere a ordinazioni episcopali
che non abbiano la previa approvazione del Santo Padre”. Lo stesso rev. Yue Fusheng
“è stato informato da tempo” che “la sua ordinazione sarà illegittima”, che “la Santa
Sede non lo riconoscerà come il vescovo di Harbin” e che “egli sarà privo dell’autorità
di governare la comunità cattolica diocesana”, violando la norma del Codice di Diritto
canonico, che prevede per i trasgressori la scomunica latae sententiae. “La nomina
dei vescovi – puntualizzava la nota della Santa Sede – è una questione non politica,
ma religiosa”, come spiega Benedetto XVI nella Lettera a tutti i membri della Chiesa
cattolica in Cina, del maggio 2007. Quando il Papa “concede il mandato apostolico
per l’ordinazione di un vescovo” – si legge nel documento – “esercita la sua suprema
autorità spirituale: autorità ed intervento, che rimangono nell’ambito strettamente
religioso”. (R.P.)