Presentato il rapporto di Telefono Rosa sulla violenza contro le donne
E’ stato presentato oggi a Roma il rapporto di Telefono Rosa che raccoglie i dati
sulla violenza contro le donne nel 2011. Particolarmente preoccupante il dato secondo
cui l’87% delle violenze avviene all’interno delle mura domestiche o da parte di persone
conosciute. Dall’inizio del 2012 sono oltre 60 le donne uccise in questo contesto.
E la violenza contro le donne ha anche altre conseguenze, più a largo raggio. Lo ha
spiegato a Davide Maggiore, Gabriella Moscatelli, presidente di Telefono
Rosa:
R. – E’ tutta
la famiglia a rimetterci, perché la donna scappa di casa, perché i bambini debbono
essere trattati psicologicamente. Quindi, noi dovremmo fare un piano fin dalla più
tenera età dei bambini per la prevenzione e, nel momento in cui invece avvengono questi
episodi in famiglia, cercare di trattare sia l’uomo che la donna, affinché capiscano
che i loro comportamenti, oltre ad essere abominevoli - perché l’uomo sopraffà la
donna - sono abominevoli nei confronti di questi ragazzi che stanno crescendo.
D.
– In questo senso, il rapporto di quest’anno sottolinea un fenomeno in particolare...
R.
– La violenza assistita, ossia la violenza alla quale assistono i ragazzi. I ragazzi
che assistono diventano uomini a loro volta violenti e le donne invece sono portate
a subire quella stessa violenza che subisce la madre, una volta grandi. Quindi, noi
oggi dobbiamo parlare della violenza nei confronti delle donne, ma dobbiamo sottolineare
la violenza alla quale i bambini assistono e che li porta a loro volta ad essere soggetti
violenti.
D. – Concretamente cosa significa questo?
R. – Nell’immediato
i bambini diventano bambini irrequieti, bambini che nei comportamenti con gli altri
sono spesso violenti. E già in questo, nella scuola, bisognerebbe identificarli e
trattarli, cosa che non viene fatta. Altrettanto le bambine: denunciano disagi. E
noi dovremmo intervenire, proprio a questo punto, sia sui bambini che sulle bambine,
perché intervenendo presto probabilmente noi recupereremmo tutti e due: sia il maschio
che la femmina.
D. – Spesso questi contrasti danno vita a veri e propri episodi
criminali, ma cosa si può fare prima che questo accada?
R. – Io credo che sin
dalla più tenera età noi dovremmo intervenire nelle scuole sia sui bambini sia sugli
insegnanti, per aiutare i bambini a tirar fuori, se ci sono, delle problematiche all’interno
della famiglia, e per aiutare gli insegnanti ad individuare immediatamente il problema.
E poi uomini e donne devono essere umili e devono cercare aiuto laddove si comincia
a vedere che il rapporto diventa un rapporto violento. Il terzo, estraneo, preparato
a questo può veramente aiutare la coppia.
D. – E questa prevenzione è anche
un modo di agire in difesa della famiglia...
R. – Io dico che la famiglia è
il punto di partenza per ognuno di noi. Finché è possibile, l’uomo si dovrebbe convincere
a farsi aiutare ed iniziare un percorso con la propria compagna, con la propria moglie,
proprio nell’interesse di quella famiglia della quale noi parliamo sempre.