Mali: a Bamako pressioni per un intervento armato nel nord
“Liberate il Nord” e “Lo Stato anche al Nord” sono alcuni degli slogan intonati ieri
da centinaia di maliani originari delle regioni settentrionali ma rifugiati a Bamako
durante un sit-in organizzato nella capitale per chiedere al governo e alla comunità
internazionale di “intervenire in fretta” per risolvere la crisi nel Nord, da tre
mesi in mano a ribelli islamici e tuareg. “Da quasi 100 giorni la nostra gente vive
nell’angoscia e nel terrore eppure il governo non si sta muovendo, non si decide a
inviare soldati al fronte e non si decide a negoziare. Siamo finiti in un’impasse”
ha detto Arbonka Boubeye Maïga, segretario del Collettivo dei cittadini del Nord (Coren)
che ha organizzato la manifestazione. Un appello simile - riferisce l'agenzia Misna
- è arrivato dal parlamento di Bamako. In un documento intitolato “Ristabilire l’integrità
territoriale”, i deputati invitano i maliani ad “attuare una resistenza implacabile
all’occupazione e a rafforzare la solidarietà con ogni mezzo possibile”. Da qualche
giorno il capoluogo di Gao è in mano agli islamici di Ansar al Din che hanno prevalso
sui tuareg del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla). I due appelli
di Bamako giungono in un momento di stallo politico della transizione ma anche della
diplomazia regionale e internazionale. Da una parte ci sono forti tensioni tra le
forze politiche sulla gestione della transizione e della crisi nel Nord, soprattutto
dopo l’allontanamento forzato del presidente ad interim, Dioncounda Traoré, vittima
di un’aggressione a fine maggio. A queste lotte per il potere si aggiungono divisioni
tra movimenti di sostenitori e oppositori alla giunta militare, autrice del colpo
di Stato del 22 marzo, che gode ancora di una certa influenza sulle istituzioni. Sul
piano internazionale da giorni è attesa una risoluzione del Consiglio di sicurezza
dell’Onu che dovrebbe dare il via libera a un intervento armato regionale e/o africano
nelle regioni settentrionali del Mali. Pressioni per l’adozione del testo vengono
esercitate dalla Francia ma anche da Paesi dell’Africa occidentale, tra cui Niger
e Guinea, mentre, finora, la vicina Algeria è stata più reticente. Intanto i mediatori
della Comunità economica dei paesi dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecowas) hanno annunciato
che Traoré parteciperà al vertice convocato per sabato a Ouagadougou: nella capitale
burkinabè dovrebbe nascere un governo di unità nazionale, con la partecipazione delle
principali forze politiche e di rappresentanti della società civile. A guidarlo sarà
sempre l’attuale primo ministro Cheick Modibo Diarra. La formazione di un gabinetto
inclusivo è stata presentata dalla Cedeao come “necessaria” per risolvere la crisi
del Nord. Sempre dall’organismo regionale è arrivata la decisione di ritirare al leader
della giunta militare, il capitano Amadou Sanogo, lo statuto di ex capo di Stato e
tutti i benefici che ne derivano, concessigli a maggio in occasione della firma degli
accordi per un ritorno al potere dei civili. (R.P.)