Dialogo cristiani-musulmani: al vescovo nigeriano Kaigama il Premio Archivio Disarmo
Il coraggio e l’impegno per promuovere ogni giorno il dialogo tra cristiani e musulmani
nel grande Paese africano dilaniato dalle violenze interreligiose. Con questa motivazione
mons. Ignatius Kaigama, arcivescovo di Jos in Nigeria e presidente della Conferenza
episcopale nigeriana, è stato insignito del Premio Archivio Disarmo – Colombe d’oro
per la pace 2012. Alla premiazione tenutasi ieri sera a Roma era presente per noi
Marco Guerra che lo ha intervistato:
R. - This is
a historic day for me... E’ un giorno storico per me perché rappresenta un apprezzamento
del lavoro per la pace che ho portato avanti in collaborazione con molte persone in
Nigeria. Qui con me c’è una rappresentanza del governo del Plateau State: il governatore
e il portavoce del parlamento dell’assemblea unicamerale e l’ex vice governatore.
Siamo tutti qui perché siamo onorati che l’Archivio Disarmo ci dia la possibilità
di avere visibilità e stia incoraggiando il lavoro che stiamo facendo. Quindi mi sento
incoraggiato a venire qui a ricevere questo premio. Questo mi darà ancora più forza
per portare avanti il mio lavoro, affinché si raggiunga la pace con i musulmani, con
tutti i gruppi etnici, nel Plateau State e in tutta la Nigeria.
D. - Che tipo
di sforzi sta facendo la Chiesa in Nigeria per incoraggiare il dialogo tra cristiani
e musulmani?
R. - There is a continuing effort... C'è uno sforzo continuo
per diventare amici con i nostri fratelli e sorelle musulmani; ho visto che molto
sta accadendo in questi giorni. Con l’avvento di Boko Haram i buoni cristiani e i
buoni musulmani si sono uniti e parlano con una sola voce contro il male di questa
organizzazione. Molte Ong, molti gruppi giovanili e anche gli stessi musulmani stanno
organizzando sessioni di lavoro, seminari per animare e sensibilizzare le persone
a lavorare per una coesistenza pacifica. Vedo che c’è una buona volontà tra i leader
cristiani e musulmani così come tra i giovani. Credo che con questa buona volontà,
riusciremo a superare il male di Boko Haram.
D. - Lei è venuto anche per rivolgere
un appello alla comunità internazionale e al governo nigeriano..
R. - To the
international community we need... Per quanto riguarda la comunità internazionale
abbiamo bisogno di più solidarietà e di più sforzi collettivi per affrontare il male
provocato del terrorismo. Il terrorismo non risparmia nessuno; può cominciare in Nigeria
e diffondersi in tutte le parti dell’Africa e del mondo. Il male che ha colpito la
Nigeria inevitabilmente colpirà il mondo. Speriamo che saranno portati avanti degli
sforzi comuni per contrastare la minaccia del terrorismo, che nel nostro caso, è rappresentato
dal Boko Haram. I governi esteri ci possono aiutare in molti modi: possono unire le
forze di intelligence, aiutarci nell’addestramento delle nostre forze militari, la
polizia i soldati, degli uffici immigrazione. Inoltre possono aiutarci ad avere tutti
gli strumenti per essere in grado di rintracciare da dove provengono le violenze.
Prima di tutto dobbiamo lavorare insieme per contrastare la corruzione perché la corruzione
è alla base di tutto questo. La corruzione porta alla povertà, alla disoccupazione
e al malcontento. Se contrastiamo la corruzione insieme, come un’unica famiglia universale,
potremo superare tutte queste crisi e ci sarà la pace nel mondo.
D. - Quindi
qual è la strada giusta per fermare la violenza?
R. - We should stop... Dovremmo
fermarci. Ognuno dovrebbe smettere di fare il male. Bisogna perseguire la strada del
bene e concentrarsi su cosa è bene per l’umanità. Facciamo un appello ai responsabili
di questa violenza, affinché si fermino ed operino un radicale cambiamento del cuore
e una conversione, perché il male genera il male. Se non lo faranno, chi è al governo,
farà il possibile per sfidarli, per combatterli, e cercare di renderli più deboli
con i mezzi che la legge ci permette.