Burundi: messaggio dei vescovi per i 50 anni di indipendenza
“L’indipendenza nazionale è un dono di Dio che sta a noi fruttificare”. È questo il
senso del messaggio dei vescovi del Burundi letto in tutte le chiese domenica 1° luglio,
nel 50esimo anniversario dell’indipendenza del Paese. Nel messaggio, inviato all’agenzia
Fides, si ricorda che la Chiesa ha contributo a diffondere l’idea di indipendenza
insegnando che tutti gli uomini, neri e bianchi, sono uguali di fronte a Dio. “Anche
la nomina del primo vescovo burundese, nella persona di mons. Michel Ntuyahaga, così
come l’erezione delle diocesi nel 1959, furono un segnale che era venuto il tempo
per l’indipendenza del Burundi” scrivono i vescovi. Grazie all’indipendenza, si sottolinea
nel Messaggio, i burundesi hanno ricevuto diversi doni: il diritto di cittadinanza
e di parola nel concerto delle nazioni; l’autonomia politica e amministrativa; la
libertà organizzativa nel campo economico e culturale. “D’altronde - aggiungono i
vescovi - nel momento in cui rendiamo grazie a Dio, non possiamo nascondere il fatto
che sotto certi aspetti, ci siamo comportati come il servitore che ha ricevuto un
talento ma che lo ha nascosto sotto terra, invece di farlo fruttare”. Invece che far
progredire la democrazia e l’economia nazionale, infatti, “noi burundesi ci siamo
dilaniati, mettendo al primo posto le etnie, il regionalismo, la provenienza sociale
e le appartenenze ai partiti politici” scrivono i vescovi, con un chiaro riferimento
alle diverse guerre civili che hanno sconvolto i primi decenni dell’indipendenza.
“Le guerre che si sono susseguite hanno portato enormi distruzioni e la conseguenza
è che ora il nostro Paese è tra gli Stati più poveri del mondo” sottolinea il Messaggio.
Per uscire da questa situazione i vescovi sottolineano la necessità di consolidare
la democrazia (che non significa solo elezioni regolari ma soprattutto la possibilità
per tutti i cittadini di far sentire la propria voce) e di rilanciare lo sviluppo
economico. “Come avete visto, siamo ancora lontani dall’aver fatto fruttare il tesoro
dell’Indipendenza che Dio ci ha dato. C'è ancora molta strada da fare. Ma non c'è
bisogno di disperare, l'importante è ripartire nella giusta direzione. Possiamo sempre
far fruttare, per Dio e per i burundesi, i tesori che il Signore ci ha affidato, se
ci impegniamo con determinazione a servire il nostro Paese” concludono i vescovi.
(R.P.)