2012-07-04 20:14:05

Ancora alta la tensione fra Siria e Turchia. Ritrovati i corpi dei 2 piloti del jet turco abbattuto


Nessun confronto Stati Uniti-Russia sull’asilo politico al presidente siriano Assad. Lo ha ribadito il ministro degli Esteri russo Lavrov. Intanto sale la tensione tra Damasco e Ankara a due settimane dall’abbattimento di un caccia turco e dopo il ritrovamento, oggi, dei corpi dei piloti rimasti uccisi. Nel Paese, Homs resta al centro di forti violenze: almeno 48 le vittime, secondo gli attivisti. Benedetta Capelli ha raccolto l’opinione di Fabio Grassi, esperto di questioni turche autore del libro “Atatürk. Il fondatore della Turchia moderna”:RealAudioMP3

R. – Penso che sia utile precisare una cosa, cioè che Assad non ha dato l’intervista a un quotidiano turco qualsiasi ma a un quotidiano fortemente, decisamente oppositore dell’attuale governo del primo ministro. Questo è un primo aspetto interessante. Certamente la posizione di Assad è piuttosto dura ma è anche molto dura quella della Turchia negli ultimi tempi verso il regime di Assad ed è forte proprio l’interventismo dell’amministrazione turca in questo periodo. Io ero a Istanbul quando è stato abbattuto l’aereo; pochi giorni dopo ho avuto occasione di parlare con un’importante studiosa e ci siamo messi a vagliare tutte le possibili motivazioni razionali di quella che appare anche più una provocazione o un’imprudenza: abbiamo esaurito tutte le teorie complottiste, dietrologiche, senza riuscire a trovare, per la verità, una spiegazione convincente, il che è forse la cosa più preoccupante. Evidentemente una chiave di lettura possibile è quella di un sostegno alla componente sunnita della Siria contro quella che è un’amministrazione alawita e che rappresenta una parte minoritaria della popolazione siriana. Sta di fatto che l’amministrazione turca, due, tre anni fa proclamava come principio forte della sua politica estera “zero problemi con i vicini”.

D. - Perché è cambiato il giudizio nei confronti del regime di Assad?

R. - Una spiegazione che si può dare è che Ankara rivendica un suo ruolo di interlocuzione che finisce per essere quasi anche una richiesta di essere ascoltata molto attentamente. E questa richiesta si basa su una grande crescita economica, quindi su una maggiore forza oggettiva del Paese.

D. – Un’eventuale uscita di scena di Assad per la Turchia che cosa potrebbe significare?

R. – La Turchia sta chiaramente navigando contro il regime di Assad e la cosa più logica che si possa pensare come obiettivo della Turchia è un regime siriano in qualche modo affine, sintonico con i movimenti della "primavera araba" e quindi che portino sia a un assetto più democratico, sia alla prevalenza di partiti o di movimenti che sono nell’area sunnita.

D. – Faceva cenno alla potenza economica della Turchia, oggi questo Paese come si colloca nello scacchiere geopolitico e soprattutto che Paese è?

R. – La Turchia si colloca in un’area strategica fondamentale, però è un Paese che ha una collocazione ancora incompiuta e la va cercando recuperando anche il retaggio della sua natura ottomana. C’è un dato di fatto, e poi alla fine lì dobbiamo sempre tornarci, è un Paese che si muove "sciolto", relativamente parlando, nel momento in cui le cose con l’Unione europea stanno andando a finire male. Certo faremmo altri discorsi se la Turchia fosse già membro dell’Unione europea o comunque fosse prossima ad esserlo.







All the contents on this site are copyrighted ©.