Mali, distrutta dagli integralisti la porta sacra della moschea di Sidi Yahia
La comunità internazionale sempre più preoccupata per quanto sta avvenendo in Mali.
Gli integralisti islamici di "Ansar Dine" continuano ad annientare sistematicamente
il patrimonio culturale musulmano. Tra gli ultimi episodi: la distruzione della porta
sacra della moschea di Sidi Yahia, uno dei tre grandi tempi di Timbuctu, la mitica
città nel Nord del Paese africano, patrimonio dell’umanità. L’attacco si aggiunge
alla distruzione, nei giorni scorsi, di altri dieci antichi mausolei. Come leggere
questi episodi? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Elisa Giunchi, docente
di Storia e Istituzioni dei Paesi Islamici all’Università di Milano:
R. – Penso sia
come un desiderio di autodefinire la propria religione, rispetto a una visione abbastanza
tollerante e flessibile da parte occidentale di quello che è l’islam e in particolare
l’islam africano; e poi una volontà anche di contrapporsi a forme di religiosità molto
più sincretistiche e ibride, che accettano notevoli compromessi con la realtà sociale.
D. – Il mondo islamico ci appare sempre più sfaccettato rispetto a quello
che pensavamo…
R. – Lo è sicuramente. E’ una cosa che poi gli studiosi raccontano
da tempo, ma che sui mass media spesso non torna. Ci sono confini interni alla comunità
islamica e un tentativo da parte di alcune forme di religiosità di prevalere sulle
altre e di portare avanti un processo di omogeneizzazione interna all’islam, perseguito
soprattutto da interpretazioni rigoriste che tengono a semplificare e a creare un
islam unico, standardizzato, rispetto a questa grandissima varietà - e anche tolleranza
- che esiste tradizionalmente nel mondo musulmano e in particolare nel mondo musulmano
non arabo.
D. – Esiste all’interno del mondo musulmano una volontà reale di
dialogare con le altre grandi religioni, con l’ebraismo così come con il cristianesimo?
R.
– Ci sono componenti più aperte al dialogo, altre molto più chiuse e altre, invece,
che non dialogano neppure con altri gruppi che si considerano musulmani. Da parte
di questi gruppi più "rigoristi" c’è anche il tentativo di screditare e di svalutare
l’islamicità di altri gruppi.
D. – Il fatto che l’islam non abbia ancora concepito
un’idea di Stato laico, e quindi che protegga anche tutte le espressioni religiose,
come va interpretato?
R. – In realtà ci sono diversi intellettuali che hanno
insistito sul fatto che l’islam vero è laico. Se si guarda alla storia del mondo musulmano
si vede che praticamente sempre la storia del mondo sunnita è stata una storia di
divisione tra sacro e profano e quindi di laicità. Nella maggior parte dei casi le
figure religiose erano – fra l’latro – sottomesse, dipendenti dalle autorità politiche,
che avevano tutto l’interesse ad avere un islam di Stato controllato dalle autorità.
Questa è ancora oggi la realtà, sostanzialmente, in quasi tutto il mondo sunnita:
anche oggi nel mondo sunnita non si trovano delle teocrazie!