2012-07-03 14:46:49

La paura della globalizzazione e la speranza della fede nel libro di Andrea Riccardi


Uno sguardo ai fatti dell’attualità, con l’occhio dello storico e del credente impegnato nel mondo. E’ il volume “Dopo la paura, la speranza” del ministro italiano per la cooperazione Andrea Riccardi, che raccoglie due anni di editoriali pubblicati su “Famiglia Cristiana”. Il volume, pubblicato dalle Edizioni San Paolo, è stato presentato ieri al Senato delle Repubblica italiana. Il servizio di Michele Raviart:RealAudioMP3

Globalizzazione, individuo, istituzioni, ma anche identità e confronto con il diverso. Dal superamento dei conflitti tra questi aspetti della vita tanto pubblica quanto privata del cittadino prende le mosse il libro di Andrea Riccardi, nel tentativo di superare la paura che, in tempo di crisi, rischia di paralizzare ogni ripresa sia economica sia soprattutto etica. Mario Monti, presidente del consiglio italiano:

"La paura viene dall’improvviso avvicinarsi del diverso, che una volta era lontano - sia che si tratti di fenomeni di migrazione sia che si tratti di fenomeni di contaminazione culturale - e spesso la leadership politica ha seguito le paure, che naturalmente sussistono circa il diverso, e sta portando in un continente che ha raggiunto un buon grado di integrazione, come l’Europa, a pericolosi sintomi di dis-integrazione".

Ecco quindi che l’Europa, che pure per prima ha trovato il modo di organizzarsi in maniera democratica e “globalizzata”, rischia di subire la fascinazione di modelli politici alternativi, che spesso ignorano i diritti acquisiti con la democrazia, per risultati economici più efficienti. Ancora Mario Monti:

"C’è un accorciamento della pazienza per l’azione di governo, per l’azione politica e sembra pagare solo ciò che dà effetti immediati. Credo che la paura che dovremmo avere - e che non sempre abbiamo - è di rendere un cattivo servizio all’immagine della democrazia e rendere i nostri cittadini sufficientemente scettici nei confronti del miglior sistema di governo, che è la democrazia, in nome della bontà dei risultati".

Nel libro di Riccardi, che nelle parole del cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, mette “i fatti prima delle idee”, aleggia uno “spirito di speranza”, che, per i credenti, non può che essere rafforzato dalla fede. Il cardinale Giuseppe Betori:

"La speranza è, appunto, ciò che può guarirci dalla paura e dalla solitudine. Ci vuole una cultura della speranza che non abbia niente a che fare con l’utopia. L’utopia è proiettare sul fluire del tempo una immagine che non appartiene a questo tempo; la speranza, invece, non fugge questo tempo: è ciò che noi scopriamo, scrutando il tempo, i fatti quindi. Le realtà sono la strada su cui cammina la speranza. Certo per un credente c’è un fatto che è fondamentale e che è la Risurrezione di Cristo".

In questo senso, il ruolo della Chiesa appare insostituibile, non solo perché guidata nella sua azione dalla storicità della Risurrezione, ma anche perché i fatti “dell’uomo” non possono essere interpretati solo in chiave secolarizzata. Ancora il cardinale Betori:

"C’è la convinzione da parte di alcuni che la Chiesa non possa sapere chi è l’uomo, non abbia da dire niente all’uomo, perché la Chiesa è troppo "impastoiata" con le sue certezze dogmatiche, che sarebbero appunto delle certezze fittizie... Al centro della Chiesa, non sta qualche idea, sta la realtà concreta dell’uomo creatura di Dio. Non lavoriamo per l’interesse cattolico, ma sempre per l’uomo".

Un uomo che, parafrasando Giovanni Paolo II, non deve avere paura e che, nelle parole di Benedetto XVI, “non è mai solo” perché creatura di Dio, che solo nella sua relazione con gli altri trova il compimento della sua natura. Andrea Riccardi, fondatore della "Comunità di Sant'Egidio", autore del volume:

"Io credo che la speranza dobbiamo costruirla assieme, certo il nostro mondo è pieno di paure: paura della guerra, paura dell’assenza di prospettive, paura dei vicini, paura dei lontani. Io credo che oggi il problema sia proprio battere questa paura, e per battere questa paura ci vuole cultura, ci vuole politica. Bisogna costruire un incrocio ed un dialogo tra le genti".







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