La paura della globalizzazione e la speranza della fede nel libro di Andrea Riccardi
Uno sguardo ai fatti dell’attualità, con l’occhio dello storico e del credente impegnato
nel mondo. E’ il volume “Dopo la paura, la speranza” del ministro italiano per la
cooperazione Andrea Riccardi, che raccoglie due anni di editoriali pubblicati su “Famiglia
Cristiana”. Il volume, pubblicato dalle Edizioni San Paolo, è stato presentato ieri
al Senato delle Repubblica italiana. Il servizio di Michele Raviart:
Globalizzazione,
individuo, istituzioni, ma anche identità e confronto con il diverso. Dal superamento
dei conflitti tra questi aspetti della vita tanto pubblica quanto privata del cittadino
prende le mosse il libro di Andrea Riccardi, nel tentativo di superare la paura che,
in tempo di crisi, rischia di paralizzare ogni ripresa sia economica sia soprattutto
etica. Mario Monti, presidente del consiglio italiano:
"La paura
viene dall’improvviso avvicinarsi del diverso, che una volta era lontano - sia che
si tratti di fenomeni di migrazione sia che si tratti di fenomeni di contaminazione
culturale - e spesso la leadership politica ha seguito le paure, che naturalmente
sussistono circa il diverso, e sta portando in un continente che ha raggiunto un buon
grado di integrazione, come l’Europa, a pericolosi sintomi di dis-integrazione".
Ecco
quindi che l’Europa, che pure per prima ha trovato il modo di organizzarsi in maniera
democratica e “globalizzata”, rischia di subire la fascinazione di modelli politici
alternativi, che spesso ignorano i diritti acquisiti con la democrazia, per risultati
economici più efficienti. Ancora Mario Monti:
"C’è un accorciamento della
pazienza per l’azione di governo, per l’azione politica e sembra pagare solo ciò che
dà effetti immediati. Credo che la paura che dovremmo avere - e che non sempre abbiamo
- è di rendere un cattivo servizio all’immagine della democrazia e rendere i nostri
cittadini sufficientemente scettici nei confronti del miglior sistema di governo,
che è la democrazia, in nome della bontà dei risultati".
Nel libro di Riccardi,
che nelle parole del cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, mette “i fatti
prima delle idee”, aleggia uno “spirito di speranza”, che, per i credenti, non può
che essere rafforzato dalla fede. Il cardinale Giuseppe Betori:
"La
speranza è, appunto, ciò che può guarirci dalla paura e dalla solitudine. Ci vuole
una cultura della speranza che non abbia niente a che fare con l’utopia. L’utopia
è proiettare sul fluire del tempo una immagine che non appartiene a questo tempo;
la speranza, invece, non fugge questo tempo: è ciò che noi scopriamo, scrutando il
tempo, i fatti quindi. Le realtà sono la strada su cui cammina la speranza. Certo
per un credente c’è un fatto che è fondamentale e che è la Risurrezione di Cristo".
In
questo senso, il ruolo della Chiesa appare insostituibile, non solo perché guidata
nella sua azione dalla storicità della Risurrezione, ma anche perché i fatti “dell’uomo”
non possono essere interpretati solo in chiave secolarizzata. Ancora il cardinale
Betori:
"C’è la convinzione da parte di alcuni che la Chiesa non possa sapere
chi è l’uomo, non abbia da dire niente all’uomo, perché la Chiesa è troppo "impastoiata"
con le sue certezze dogmatiche, che sarebbero appunto delle certezze fittizie... Al
centro della Chiesa, non sta qualche idea, sta la realtà concreta dell’uomo creatura
di Dio. Non lavoriamo per l’interesse cattolico, ma sempre per l’uomo".
Un
uomo che, parafrasando Giovanni Paolo II, non deve avere paura e che, nelle parole
di Benedetto XVI, “non è mai solo” perché creatura di Dio, che solo nella sua relazione
con gli altri trova il compimento della sua natura. Andrea Riccardi, fondatore
della "Comunità di Sant'Egidio", autore del volume:
"Io credo che la speranza
dobbiamo costruirla assieme, certo il nostro mondo è pieno di paure: paura della guerra,
paura dell’assenza di prospettive, paura dei vicini, paura dei lontani. Io credo che
oggi il problema sia proprio battere questa paura, e per battere questa paura ci vuole
cultura, ci vuole politica. Bisogna costruire un incrocio ed un dialogo tra le genti".