Filippine: ritirata legge sul divieto ai segni religiosi nei luoghi pubblici. Plauso
dei vescovi
Nelle Filippine è stato ritirato un progetto di legge che voleva vietare le manifestazioni
e i simboli religiosi in tutti gli edifici pubblici e statali. La proposta era stata
presentata da un deputato del “Kabataan Partylist” (il Partito dei Giovani) con l’argomento
che le espressioni pubbliche della fede “minano la neutralità che lo Stato deve mantenere
nei confronti delle diverse religioni” stabilita dalla Costituzione filippina. La
notizia del ritiro del progetto – riferisce l’agenzia d’informazione dei Missionari
di Parigi Eglises d’Asie - è stata accolta con unanime soddisfazione dai vescovi filippini
che, insieme alle organizzazioni cattoliche, avevano espresso un coro di critiche
all’iniziativa. Tra queste quella di mons. Deogracias Iniguez, vescovo di Kallokan
e responsabile degli affari pubblici della Conferenza episcopale (Cbcp), secondo il
quale “lungi dal garantire la libertà di fede, la legge avrebbe semplicemente limitato
la pratica religiosa”. In una nota la Conferenza episcopale aveva inoltre rilevato
che la stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici filippini sono cattolici e che
la presenza di un crocifisso e la recita di qualche preghiera non possono che avere
effetti positivi”. Ironico il commento del responsabile dell’Ufficio stampa della
Cbcp mons. Pedro Quitorio secondo il quale il governo filippino ha sicuramente “problemi
più importanti di questa legge”. Particolarmente duro poi il giudizio di mons. Ricardo
Vidal, arcivescovo emerito di Cebu: “La religione cattolica fa parte della nostra
identità – ha dichiarato nei giorni scorsi il presule. Essa dà i valori essenziali
a partire dai quali lo Stato definisce il proprio ordinamento etico e spirituale.
Senza di essa lo Stato diventerebbe un’area senza diritto”. (L.Z.)