Burkina Faso: le conseguenze sociali della corsa all'oro
La febbre dell’oro pervade i giovani del Burkina Faso alla ricerca di una fonte di
sostentamento alternativa all’agricoltura, in crisi a causa della siccità. L’oro “giallo”
ha ormai sostituito quello “bianco”, il cotone, come prima esportazione del Paese,
afferma un’inchiesta di Ocades Caritas Burkina. Se l’80% della forza lavoro locale
è ancora impiegata nell’agricoltura, il settore minerario è in piena espansione. La
produzione industriale di oro è passata da 5.000 kg nel 2008 a 11.642 kg nel 2009.
Il settore minerario è in mano a società straniere (statunitensi, francesi, canadesi,
australiane). Accanto all’estrazione industriale c’è quella artigianale, alla quale
si dedicano migliaia di burkinabé, attratti dalla possibilità di guadagno, ma la cui
vita non è affatto facile. Si tratta infatti di setacciare le sabbie dei fiumi alla
ricerca di quantità minime di oro: un lavoro duro e ingrato, fatto per ore e ore sotto
il sole accecante. “Ma quelli che riescono a trovare l’oro si contano sulle dita della
mano” afferma l’inchiesta. Il sindaco di Boroum, uno dei siti di ricerca dell’oro,
mette in luce i danni sociali provocati dall’arrivo dei cercatori improvvisati: “il
fenomeno della ricerca dell’oro è molto inquietante. Quando i giovani riescono a ottenere
un po’ di denaro, preferiscono dilapidarlo nelle grandi città invece di usarlo per
aiutare i loro genitori. Nei siti di ricerca si assiste ad ogni sorta di pratica malsana:
consumo di stupefacenti, prostituzione, furti e stupri. Alcuni giovani tornano a casa
malati. Anche se sono privi di mezzi, i loro genitori si sentono obbligati a dare
fondo a tutte le loro magre risorse per curarli. La ricerca dell’oro ci sta creando
dei problemi seri”. Il Segretario esecutivo nazionale di Ocades Caritas Burkina, don
Isidore Ouedraogo, afferma che il fenomeno dei cercatori d’oro è “uno dei problemi
principali sul quale dobbiamo lavorare”. Questo problema è ancora più importante
visto che la gente si è più volte ribellata contro le compagnie minerarie, accusate
di essere interessate solo all'accumulo di profitti e non alla costruzione di infrastrutture
e alla creazione di posti di lavoro per le popolazioni locali. (R.P.)