Brasile: le ultime statistiche confermano la vitalità della Chiesa
Una Chiesa ancora maggioritaria e “viva” nonostante l’accresciuta diversificazione
religiosa registrata in questi ultimi decenni nella società brasiliana. È questo il
quadro incoraggiante che emerge dall’ultimo rapporto annuale riferito al 2010 del
Centro di Statistica e Indagini Sociali (Ceris) della Conferenza episcopale brasiliana
(Cnbb). Lo conferma anche l’ultimo censimento del governo di Brasilia del 2010. Secondo
i dati registrati dall’Istituto brasiliano di geografia e Statistica (Ibge) il 64,
4% della popolazione brasiliana si dichiara cattolica con punte che raggiungono più
del 70% nel Nordeste, contro il 22,2% degli evangelici e l’8% di chi dichiara di non
appartenere ad alcuna religione. Il numero dei fedeli cattolici cresce con l’età:
la proporzione è, infatti, maggiore tra gli ultra-quarantenni e raggiunge il 75,2%
tra chi ha più di 80 anni. In netto aumento dal 1994 al 2010, secondo i dati della
Chiesa, anche il numero complessivo delle parrocchie e delle nuove diocesi. Positiva
inoltre l’evoluzione delle vocazioni sacerdotali e religiose, anche se con situazioni
molto diverse da regione a regione: nel 2010 si contavano in tutto 22.119 sacerdoti
contro i 16.772 del 2000. I dati dunque sembrano smentire la tesi di una progressivo
allontanamento della società brasiliana dalla religione e da quella cattolica in particolare.
"I teorici della secolarizzazione dicono che la religione è destinata al fallimento,
ma ciò che vediamo dice il contrario”, commenta il Ceris nel suo rapporto. “Il quadro
generale dimostra una certa vitalità della religione cattolica, grazie anche a nuove
forme e modi di vivere la fede, alle nuove comunità e movimenti ecclesiali, al ritorno
alle origini ideali delle prime comunità cristiane” che ha anche fatto riavvicinare
dalla Chiesa chi se ne era allontanato. Un’analisi condivisa dal sociologo padre José
Carlos Pereira, già collaboratore del Ceris, che parla di una Chiesa “viva”. (L.Z.)