2012-07-02 14:55:07

Onu: Conferenza sul commercio delle armi, si lavora per trattato vincolante


Ogni minuto una persona muore a causa della violenza armata. E’ uno dei dati sui quali rifletteranno esperti di tutto il mondo a partire da oggi fino al 27 luglio, a New York dove si apre la Conferenza Onu sul traffico di armi. Sul tavolo la messa a punto di un trattato vincolante per il commercio internazionale di armi e l’introduzione di regole stringenti per le esportazioni. Diversi gli scogli da superare, da un lato bisogna vincere le resistenze degli Stati Uniti che non vogliono includere nel documento anche le munizioni; dall’altro Russia e Cina spingono perché non ci siano indicazioni esplicite sul rispetto dei diritti umani. Quali le attese per questa conferenza? Benedetta Capelli ha girato la domanda a Maurizio Simoncelli di Archivio Disarmo:RealAudioMP3

R. - Le attese sono duplici: da un lato ci si aspetta un risultato significativo perché è la prima volta che a livello internazionale si parla - in ambito ONU - di accordo relativo al commercio delle armi, e quindi il fatto che si sia arrivato a questo, è già un risultato. Però ci sono altre attese che probabilmente rischieranno di rimanere deluse: sembra che ci siano forti resistenze ad arrivare ad una normativa internazionale, precisa e vincolante, sul problema complesso degli armamenti. In particolare, facciamo riferimento a cosa considerare effettivamente materiale di armamento, perché se è facile considerare materiale di armamento un carro armato a volte si aprono dei dibattiti su quello che sono le armi leggere che possono essere ad uso militare o ad uso civile.

D. - Ma cosa significherebbe avere un trattato vincolante per il commercio delle armi?

R. – Noi ci troviamo di fronte ad una situazione anarchica. Dal punto di vista legislativo, ogni Paese ha una propria normativa, se ce l’ha riguardo alle autorizzazioni, alle modalità delle licenze per le esportazioni, ai modi in cui si controllano le produzioni nelle fabbriche, su chi è autorizzato a produrre le armi, chi è autorizzato ad esportarle, chi è che fa l’intermediazione e così via. Quindi, è una situazione sostanzialmente anarchica, per cui troviamo che alcuni Paesi hanno una normativa abbastanza avanzata, ma altri Paesi hanno una normativa completamente differente. Riuscire quindi a far sì che ci siano una serie di parametri condivisi su scala mondiale è fondamentale perché altrimenti noi potremmo non esportare armi a determinati Paesi - in base alla nostra normativa - ma altri invece lo faranno. Possiamo quindi evitare forniture di armi a regimi dittatoriali, a regimi che non rispettano i diritti umani, o aree dove ci sono guerre in corso, ad eserciti più o meno regolari, se non addirittura a bande armate, terrorismo e così via. Ci troviamo in una situazione di anarchia internazionale magari l’Italia non vende, ma vende - per dire .- l’Ucraina, la Russia o un altro Paese ancora.

D. - Stati Uniti, Russia e Cina hanno già posto dei paletti: sono resistenze che secondo lei comunque si possono vincere?

R. - Sono resistenze molto forti, qui vedremo se la comunità internazionale riuscirà ad agire in modo convinto ed omogeneo, per fare pressione nei confronti di questi Paesi. Ricordiamo che spesso Stati Uniti, Russia e Cina, rispetto a molti trattati, si sono astenute, hanno preso posizioni autonome, indipendenti, non hanno siglato; hanno detto che li avrebbero rispettati di fatto ma poi non li hanno ratificati e non è la prima volta che questo avviene. Speriamo che si possa riuscire ad arrivare ad un accordo - ripeto che è molto difficile che si possa ottenere effettivamente tutto quello che si spera - però certamente è un primo passo che almeno nel 2012 si è cominciato a parlare di questo. Possiamo vederlo come un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto: vediamolo però come un bicchiere mezzo pieno.

D. - Quanto, secondo lei, l’attualità come il conflitto in Siria può condizionare i negoziati?

R. - Certamente può in parte condizionarli, ma non si tratta solamente del conflitto in Siria. Le forniture di armi a Paesi dove non vengono rispettati i diritti umani, fanno parte di un gioco di alleanze a livello internazionale, ed è per questo motivo che in questo caso la Russia, per esempio, si oppone ad una serie di norme molto stringenti nei confronti della Siria. Questo avviene anche nei confronti di altri Paesi. Certamente, questi sono elementi che contano molto, perché gli accordi in questo ambito sono anche accordi di politica internazionale, non solamente relativi ad una semplice fornitura di armi e spesso e volentieri fanno parte di un pacchetto di collaborazioni che sono economiche e politiche, ed anche militari.







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