Onu: Conferenza sul commercio delle armi, si lavora per trattato vincolante
Ogni minuto una persona muore a causa della violenza armata. E’ uno dei dati sui quali
rifletteranno esperti di tutto il mondo a partire da oggi fino al 27 luglio, a New
York dove si apre la Conferenza Onu sul traffico di armi. Sul tavolo la messa a punto
di un trattato vincolante per il commercio internazionale di armi e l’introduzione
di regole stringenti per le esportazioni. Diversi gli scogli da superare, da un lato
bisogna vincere le resistenze degli Stati Uniti che non vogliono includere nel documento
anche le munizioni; dall’altro Russia e Cina spingono perché non ci siano indicazioni
esplicite sul rispetto dei diritti umani. Quali le attese per questa conferenza? Benedetta
Capelli ha girato la domanda a Maurizio Simoncelli di Archivio Disarmo:
R. - Le attese
sono duplici: da un lato ci si aspetta un risultato significativo perché è la prima
volta che a livello internazionale si parla - in ambito ONU - di accordo relativo
al commercio delle armi, e quindi il fatto che si sia arrivato a questo, è già un
risultato. Però ci sono altre attese che probabilmente rischieranno di rimanere deluse:
sembra che ci siano forti resistenze ad arrivare ad una normativa internazionale,
precisa e vincolante, sul problema complesso degli armamenti. In particolare, facciamo
riferimento a cosa considerare effettivamente materiale di armamento, perché se è
facile considerare materiale di armamento un carro armato a volte si aprono dei dibattiti
su quello che sono le armi leggere che possono essere ad uso militare o ad uso civile.
D.
- Ma cosa significherebbe avere un trattato vincolante per il commercio delle armi?
R.
– Noi ci troviamo di fronte ad una situazione anarchica. Dal punto di vista legislativo,
ogni Paese ha una propria normativa, se ce l’ha riguardo alle autorizzazioni, alle
modalità delle licenze per le esportazioni, ai modi in cui si controllano le produzioni
nelle fabbriche, su chi è autorizzato a produrre le armi, chi è autorizzato ad esportarle,
chi è che fa l’intermediazione e così via. Quindi, è una situazione sostanzialmente
anarchica, per cui troviamo che alcuni Paesi hanno una normativa abbastanza avanzata,
ma altri Paesi hanno una normativa completamente differente. Riuscire quindi a far
sì che ci siano una serie di parametri condivisi su scala mondiale è fondamentale
perché altrimenti noi potremmo non esportare armi a determinati Paesi - in base alla
nostra normativa - ma altri invece lo faranno. Possiamo quindi evitare forniture di
armi a regimi dittatoriali, a regimi che non rispettano i diritti umani, o aree dove
ci sono guerre in corso, ad eserciti più o meno regolari, se non addirittura a bande
armate, terrorismo e così via. Ci troviamo in una situazione di anarchia internazionale
magari l’Italia non vende, ma vende - per dire .- l’Ucraina, la Russia o un altro
Paese ancora.
D. - Stati Uniti, Russia e Cina hanno già posto dei paletti:
sono resistenze che secondo lei comunque si possono vincere?
R. - Sono resistenze
molto forti, qui vedremo se la comunità internazionale riuscirà ad agire in modo convinto
ed omogeneo, per fare pressione nei confronti di questi Paesi. Ricordiamo che spesso
Stati Uniti, Russia e Cina, rispetto a molti trattati, si sono astenute, hanno preso
posizioni autonome, indipendenti, non hanno siglato; hanno detto che li avrebbero
rispettati di fatto ma poi non li hanno ratificati e non è la prima volta che questo
avviene. Speriamo che si possa riuscire ad arrivare ad un accordo - ripeto che è molto
difficile che si possa ottenere effettivamente tutto quello che si spera - però certamente
è un primo passo che almeno nel 2012 si è cominciato a parlare di questo. Possiamo
vederlo come un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto: vediamolo però come un bicchiere
mezzo pieno.
D. - Quanto, secondo lei, l’attualità come il conflitto in Siria
può condizionare i negoziati?
R. - Certamente può in parte condizionarli, ma
non si tratta solamente del conflitto in Siria. Le forniture di armi a Paesi dove
non vengono rispettati i diritti umani, fanno parte di un gioco di alleanze a livello
internazionale, ed è per questo motivo che in questo caso la Russia, per esempio,
si oppone ad una serie di norme molto stringenti nei confronti della Siria. Questo
avviene anche nei confronti di altri Paesi. Certamente, questi sono elementi che contano
molto, perché gli accordi in questo ambito sono anche accordi di politica internazionale,
non solamente relativi ad una semplice fornitura di armi e spesso e volentieri fanno
parte di un pacchetto di collaborazioni che sono economiche e politiche, ed anche
militari.