2012-07-02 18:54:09

La nuova fase della Lega guidata da Maroni. Venerdì il primo consiglio federale


Il giorno dopo l’investitura di Roberto Maroni a nuovo segretario della Lega Nord, all’interno del Carroccio si continua ad esaltare la nuova fase. Venerdì si svolgerà il primo consiglio federale della Lega guidata dall’ex ministro dell’interno. All’ordine del giorno le nomine per la segreteria politica, nonché le proposte per il nuovi dipartimenti tematici. Il partito cerca ora di ritrovare ossigeno dopo la rovinosa caduta di Bossi, e l’elezione di Maroni a molti sembra l’unica possibilità per la Lega di sopravvivere. Francesca Sabatinelli ha intervistato Giovanni Orsina, vice direttore della School of Government – Luiss Guido Carli: RealAudioMP3

R. - L’ondata di scandali che ha coinvolto Bossi e la sua famiglia, per un partito come la Lega, per come è nato, per il tipo di proposta che ha sempre avuto, naturalmente è stata ancora più dannosa di quanto non sarebbe stata per qualsiasi altro partito. In questo caso, secondo me, questa (passaggio di consegne ndr) era una mossa per certi aspetti obbligata. L’impressione è che da un lato ci sia appunto il cambio di vertice, come ho detto, per certi aspetti obbligato, dall’altro lato ci sia anche, però, una sorta di ritorno alla Lega delle origini, agli elementi di identità originari, un ritorno ad una Lega di protesta, di battaglia, una Lega che ha subito confermato l’opposizione al governo Monti, che ha ricominciato a parlare di distacco da Roma. D’altra parte, la Lega è passata da una Lega secessionista ad una Lega più di responsabilità di governo e federalista. Insomma, sembra che in questo momento di crisi stiano tornando all’opzione originaria.

D. - Abbiamo visto alle amministrative il crollo della Lega e come molti voti del Carroccio siano stati dirottati verso il Movimento cinque stelle. Maroni ha usato concetti identificativi della vecchia Lega essenzialmente per recuperare voti?

R. - Secondo me sì, però forse è un po’ riduttivo. Lo ha usato anche per recuperare una posizione nello spazio politico. La posizione della Lega, dal 2001 in poi, è stata quella di un partner privilegiato del governo di Berlusconi, in un disegno di ristrutturazione delle nostre istituzioni che desse maggiore spazio all’Italia settentrionale. Nel momento in cui questo tipo di discorso, ed è sotto gli occhi di tutti, non funziona più, è chiaro che diventa fondamentale ritrovare una posizione per questo partito. Che cosa è la Lega? Che cosa vuol fare? Dove vuole andare? È evidente che l’idea di tornare all’identità, all’elemento originario, di cercare di recuperare il voto di protesta, è forse l’unica via che possa essere battuta. Sono abbastanza d’accordo con quelli che dicono che sembri una mossa disperata, perché non è facilissimo che questa operazione riesca, si tratta di recuperare quel tipo di spirito di protesta originario, che però già c’è stato e non ha portato da nessuna parte. A vantaggio della Lega c’è il fatto che il sistema politico italiano, in questo momento, è in condizioni talmente fluide che, effettivamente, tutto può succedere. È una situazione di grande difficoltà all’interno di un contesto complessivo in grande difficoltà. Quindi, forse, in questa situazione di difficoltà complessiva, questo disegno può riuscire.

Non condivide il giudizio che per la Lega si tratti di una mossa disperata Stefano Bruno Galli, docente di Storia delle dottrine politiche all’Università degli studi di Milano e vicino al Carroccio. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato: RealAudioMP3

R. - Non sarà facile fare il segretario, questo è il punto. Però, questa consapevolezza generalizzata della necessità di voltare pagina, dopo le vicende primaverili, è comunque da sottolineare.

D. - Con un linguaggio diverso Maroni ha però riproposto i concetti della Lega prima maniera. Perché? Per riconquistare il territorio perso negli ultimi anni?

R. - Sì. Diciamo che per effetto dell’alleanza con il Pdl al governo, la Lega ha in qualche modo perso il contatto e la vicinanza con la questione settentrionale, con il reale disagio e malessere che oggi come oggi è comune a tutta la Pianura Padana. La Lega, con Maroni come segretario, deve tornare a dialogare con la questione settentrionale. È necessario tornare sul territorio, intrecciare di nuovo legami con le diverse classi sociali del territorio, e prendere possesso nuovamente, della questione settentrionale.

D. - Lei ha detto che per Maroni non sarà facile fare il segretario. Si riferisce alla scena politica nazionale, ossia non sarà facile ritrovare uno spazio per la Lega? O si riferisce alle difficoltà all’interno dello stesso partito?

R. - All’interno del partito – i giornali sottolineano spesso attriti, divergenze – non so. Dico che non sarà un’impresa facile perché il progetto illustrato dal palco di Assago è molto ambizioso, molto credibile, molto concreto, ma, ribadisco, molto ambizioso. Secondo me, lui era perfettamente consapevole che non fossero sufficienti le ramazze di Bergamo e le operazioni di pulizia della scorsa primavera. Ha quindi risposto con un progetto autorevole, forte. Da un lato, sul piano europeo, Maroni ritiene che gli Stati nazionali stanno esaurendo il loro ciclo vitale, storico. Bisogna quindi costruire un’Europa dei popoli. Il secondo piatto della partita è sul piano interno, il confronto, il conflitto, con Roma e con le istituzioni nazionali. Roma sta esaurendo il suo ciclo vitale, perché gli Stati nazionali sono fortemente in crisi. L’idea è quella di sottolineare, di far valere in ogni circostanza, le ragioni del Nord. Questi sono i due piatti della partita che, secondo me, ha una sua forte coerenza interna perché al centro mette la questione settentrionale sia nel suo dialogo con l’Europa, sia nei suoi rapporti con la capitale dello Stato. Io sono convinto che la leadership di Maroni sarà sicuramente meno carismatica, perché il carisma sul quale Bossi ha fondato la sua leadership era il carisma del fondatore, ma sarà più di sostanza, più concreta e più progettuale.








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