Istat: in Italia la disoccupazione giovanile è al 36,2%
La disoccupazione in Italia a maggio ha subito un lieve calo, ma resta altissima,
al 36.2% quella giovanile. Sono i dati sul mercato del lavoro diffusi oggi dall’Istat.
Immediata la reazione dei sindacati che chiedono un piano straordinario per l’occupazione,
mentre anche le associazioni dei consumatori giudicano la situazione “gravissima”
e auspicano manovre di rilancio per far tornare la fiducia. Roberta Barbi:
Crescita zero
e occupazione ferma: è l’impietosa fotografia che fa oggi l’Istat dell’Italia, dove,
stando ai dati, oltre un giovane tra i 15 e i 24 anni su 3 è in cerca di lavoro: le
imprese assumono sempre meno e sempre meno giovani. I sindacati tornano a chiedere
al governo azioni tese finalmente allo sviluppo; Confindustria auspica un miglioramento
della riforma Fornero, soprattutto sul nodo della flessibilità in uscita e non solo
in entrata. Sul tema della precarietà, il prof. Marco Leonardi, docente di
Economia politica all’università di Milano, mette in guardia dal considerare i contratti
a termine e di apprendistato alla stessa stregua dei co.co.co. o delle finte partite
Iva, che sono un problema peculiare dell’Italia che la riforma si pone l’obiettivo
di combattere:
“Questa riforma tutto sommato è equilibrata, e prevede degli
strumenti un po’ per tutto. Prevede una flessibilità in uscita più semplice, una flessibilità
in entrata più rigida, nel senso che dovrebbe combattere in maniera molto più attiva
di prima, soprattutto il fenomeno delle finte partite Iva. E su questo, la riforma
mette uno stop molto serio”.
E intanto lanciano l’allarme anche le associazioni
dei consumatori, ma la fiducia e la propensione a spendere sono strettamente correlate
con il tasso di disoccupazione, come spiega la prof.ssa Maria Teresa Salvemini,
consigliere del Cnel: “Dobbiamo sperare nella fiducia, cioè che le imprese ricomincino
a credere che nei prossimi sei mesi riusciranno a vendere i loro prodotti e quindi
ricomincino a produrre e che le famiglie credano che tra sei mesi avranno ancora un
reddito e quindi continuino a spendere anziché non spendere”.