Drammatica la situazione delle carceri italiane. Troppi in attesa di giudizio
Occorre introdurre al più presto il reato di tortura per impedire la sistematica violazione
dei diritti e della dignità delle persone detenute in carcere o nei Cie, Centri di
identificazione ed espulsione. La richiesta è stata presentata dopo aver ascoltato
un quadro deprimente per quanto riguarda le carceri e i Cie. Il servizio di Fabio
Brenna:
Secondo la Commissione straordinaria diritti umani del Senato,
a fine febbraio scorso, erano 66.632 i detenuti in Italia, a fronte di soli 45.742
posti nei 206 istituti di pena. Secondo il rapporto, “il sovraffollamento costituisce
l’elemento centrale di un disagio umano, psicologico e si ripercuotono sul piano sanitario,
sulla socialità interna e sulle attività lavorative”. Il 40% della popolazione carceraria
è detenuta in attesa di giudizio, e per più di un terzo, è formata da stranieri; segno
questo, secondo il rapporto, di un modo sbagliato di affrontare il tema dell’immigrazione.
La comunità internazionale ha dato in vari modi un giudizio fortemente critico sul
sistema penitenziario italiano. Novantadue le raccomandazioni emanate sull’Italia;
mentre la Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha condannato l’Italia
per la violazione dell’art.3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Pietro
Marcenaro è il presidente della Commissione Diritti Umani del Senato.
“Il
sovraffollamento è una cosa molto grave; non è una causa, è una conseguenza. Conseguenza
di una società e di uno Stato che ha dimenticato che la funzione della pena non è
solo punire ma è anche “riaccompagnare”. Uso questa parola perché mi para abbia un
significato più efficace”.
Introdurre il reato di tortura, servirebbe
a rendere illegale le condizioni, ricorrenti oggi, in cui un detenuto non ha almeno
tre metri quadrati a sua disposizione. Don Roberto Davanzo è il direttore di
Caritas Ambrosiana.
“Ci sembra un passaggio di civiltà importante, anche
perché non possiamo ignorare che oggi la condizione dei detenuti nelle nostre carceri,
vergognosamente sovraffollate. E la condizione degli immigrati irregolari trattenuti
fino a 18 mesi secondo la normativa attuale nei cosiddetti Cie, possono, per certi
versi configurarsi come forme di tortura”.
Attenzione è stata portata poi
sulle condizioni di sospensione dei diritti e con forti riflessi negativi sulla personalità
dei migranti, che possono essere indistintamente rinchiusi nei Centri di identificazione
ed espulsione per diciotto mesi, senza sostanziali garanzie né assistenza.