Argentina: i vescovi sulla depenalizzazione del possesso di droghe ad uso personale
Nessuna criminalizzazione dei tossicodipendenti che vanno invece aiutati, ma fermo
rifiuto di qualsiasi legalizzazione del consumo di droghe. I vescovi argentini esprimono
così la loro posizione in merito ad alcuni progetti allo studio delle Commissioni
della Camera dei Deputati che vogliono depenalizzare il possesso di droghe per consumo
personale. In una nota diffusa nei giorni scorsi in occasione della Giornata internazionale
contro la droga e il traffico illecito di stupefacenti, la Commissione per la tossicodipendenza
della Conferenza episcopale ricorda che la droga “è sempre nociva e dannosa per la
salute, ma colpisce con maggiore durezza i più deboli” e segnatamente i poveri. “Si
può riconoscere ai poveri il diritto di drogarsi, quando non gli sono stati garantiti
il diritto all’alimentazione durante la loro infanzia, a una vita dignitosa, assistenza
sanitaria,un’educazione di qualità e tanti altri diritti?”, si chiedono i vescovi
argentini. La nota ribadisce quindi che se la Chiesa è sempre stata contraria alla
la criminalizzazione dei tossicodipendenti, sostiene anche che “se non si offrono
possibilità concrete di recupero, il povero finisce per rubare, prostituirsi o mendicare
per potere acquistare le sostanze stupefacenti”. Per questo i vescovi argentini insistono
nel dire che “la discussione non può essere ridotta a un sì o un no alla depenalizzazione,
ma va inserita in un quadro più ampio”. Secondo i presuli, occorre “contestualizzare
la legislazione in materia”. “Se ai giovani e alla società arriva un messaggio che
promuove il consumo di droghe – ammoniscono – continueremo a seguire una strada sempre
peggiore”. Quello che occorre invece – conclude la nota - è investire di più nell’aiuto
e nell’assistenza ai tossicodipendenti e alle loro famiglie, piuttosto che in misure
solo repressive. (L.Z.)