Il dopo-vertice: la stampa internazionale loda Monti. L'opinione di Zamagni
L'eurogruppo dei 17 ministri finanziari del 9 luglio prossimo è incaricato di trasformare
in atti concreti vari punti del pacchetto complessivo uscito dal vertice Ue. mentre
in Germania la stampa parla di sconfitta della Merkel, la stampa internazionale mette
in luce il “trionfo” di Mario Monti, “l'uomo che ha piegato la Merkel”. La vittoria
più significativa Monti l’ha avuta sulle misure antispread. Si celebra il premier
italiano come il vero leader delle forze pro-crescita e in particolare il New York
Times parla del “leader che ha persuaso la Merkel a fare uno dei passi più lunghi
verso l'integrazione da quando e' iniziata la crisi''. Ma viene anche sottolineato
come al premier ora occorra un cambio di marcia anche in Italia, sull'onda del successo
europeo. Ma in definitiva quale segnale è emerso dal vertice Ue? AntonellaPalermo lo ha chiesto a StefanoZamagni, docente di economia
politica all’Università di Bologna
R.
- Il segnale che emerge da questo summit è la volontà di proseguire sulla via degli
Stati Uniti d’Europa. Non so quanto tempo ci vorrà, ma sicuramente questo è il segnale
giusto. Si è finalmente affermato che il rischio euro non è un problema che può essere
affrontato dal singolo Paese, ma deve essere affrontato in maniera cooperativa a livello
europeo. Secondo, lo scudo anti spread: questo è merito del governo italiano, che
si è battuto riuscendo ad ottenere quello che chiedeva. L’Italia, probabilmente, non
userà lo scudo - come il presidente Monti ha dichiarato - però il fatto che i mercati
speculativi, la finanzia speculativa sappia che c’è uno scudo anti spread serve esattamente
a scongiurare quello che abbiamo visto in questi ultimi giorni e settimane.
D.
- Cosa avrebbe convinto la cancelliera Merkel a dare segnali di apertura?
R.
- L’hanno convinta sicuramente due cose: la prima, la presa di posizione compatta
per la prima volta tra Francia, Italia e Spagna; la seconda, uno studio recente -
pubblicato in Germania - ha mostrato come l’uscita dall’euro avrebbe comportato dei
costi elevatissimi per la Germania in termini sia di tasso di disoccupazione, sia
di costi monetari.
D. - Se non avessimo avuto Draghi alla Bce avremmo ottenuto
lo stesso risultato, secondo lei?
R. - Forse no! Bisogna soltanto ricordare
adesso alla nostra classe politica che l’anno prossimo, quando si andrà alle elezioni,
non si distrugga quello che si è cominciato a fare.