L'arte di Luca Signorelli in mostra a Perugia, Orvieto e Città di Castello
Per la prima volta da 60 anni una mostra monografica dedicata a Luca Signorelli, uno
dei Maestri del Rinascimento italiano attivo nell’Italia centrale tra Quattro e Cinquecento.
Un’occasione per avvicinarsi all’autore dei meravigliosi affreschi della Cappella
di San Brizio nel Duomo di Orvieto, interprete attento della tradizione classica,
frequentatore dei più raffinati circoli neoplatonici della Firenze di Lorenzo il Magnifico.
Tre le sedi espositive: Perugia, Orvieto e Città di Castello. Al microfono di Paolo
Ondarza la curatrice Vittoria Garibaldi: R. – Sicuramente
è un artista che è stato al pari dei grandi del suo tempo. Lo sviluppo della storia
pittorica d’Italia non sarebbe avvenuto così com’è avvenuto se Signorelli non avesse
lasciato il suo segno. Egli pone l’uomo al centro della sua pittura, lo carica con
una forza ed una capacità grafica e plastica tali che, in qualche modo, sarà definito
– anche da Vasari – il precursore di Michelangelo. D. – Oltre al plasticismo, emerge
anche un Signorelli intimo nelle Madonne con bambino esposte in mostra… R. – Sì,
esatto. C’è proprio questa capacità di trattare i temi in modo molto diverso. Egli
venne addirittura accusato di essere “troppo adattabile alle circostanze”. Questa
mostra rappresenta proprio l’occasione adatta per rivederlo nell’impegno egualitario
che pone sia quando realizza un grande ciclo di affreschi – come può essere la Cappella
di San Brizio ad Orvieto– e sia quando passa alla produzione di dipinti su tavola.
Questi ultimi li eseguì principalmente per devozione domestica, per le case dei grandi
e dei nobili, o quando dipinse, ad esempio, una piccolissima Madonna con bambino per
la figlia. Era da poco morta la moglie e lui realizzò questo piccolo quadretto davvero
bellissimo e ricchissimo, decorato nel fondo come un cuoio dorato.
D. – Un’opera,
tra tutte, emblematica dello spirito di questa mostra… R. – La Madonna dipinta
per Lorenzo de’ Medici. La forma è rettangolare ma in realtà, all’interno di questo
rettangolo, ci sono tre grandi cerchi: due con due profeti e, al centro, la Madonna
con il bambino. Una Madonna dell’umiltà, una Madonna seduta per terra, in un prato
verde, dolcissima, vestita di un rosso e di un blu brillantissimi. La Vergine aiuta
un bambino – il suo bambino – a muovere i primi passi nel prato. E’ di una dolcezza
estrema. Dietro, sullo sfondo, ci sono i riferimenti alla storia: dalla rovina dell’antichità
all’edificio classico, e poi la presenza di quattro figure nude. Infine vi è rappresentato
un cavallo bianco: la libertà. Sullo sfondo, un cielo chiarissimo. E’ veramente una
sintesi di grande fascino.
D. – Signorelli nelle sue opere trasmette un senso
di pace e di quiete… R. – Credo che lui ci abbia lasciato questo messaggio: la
lotta quotidiana deve rientrare in una serena visione della vita. La vita va accettata.
Signorelli perse un figlio giovanissimo. Egli ha sofferto davvero molto per questa
perdita precoce ed ha dipinto il figlio sotto le sembianze di Gesù Cristo deposto.
Dietro questa raffigurazione dietro non c’è il rifiuto della volontà di Dio. C’è,
piuttosto, un’accettazione, una serenità ed una capacità di accettare le difficoltà,
a volte di combatterle, nella piena consapevolezza che la nostra vita ha, comunque,
un suo senso.