Domani in Senegal i cittadini saranno chiamati a votare per le elezioni legislative,
che cadono in un periodo in cui la gente è piuttosto sfiduciata nei confronti della
politica. Questa l’analisi che fa alla Misna il segretario generale della Caritas
locale, padre Ambroise Tine, commentando la scarsa partecipazione dei cittadini ai
comizi elettorali. L’auspicio di molti è che l’attuale presidente Macky Sall possa
ottenere una salda maggioranza in parlamento così da attuare più agevolmente il suo
programma di governo, che include una strenua lotta alla corruzione. La tornata elettorale,
però, coincide anche con l’inizio della stagione delle piogge e il periodo della semina
di miglio, arachidi e altri cereali: un momento cruciale per il 70% della popolazione
che vive nelle campagne e sul quale incombe la minaccia dell’insicurezza alimentare.
Tra gli altri problemi che affliggono il Paese, poi, ci sono l’alto tasso di disoccupazione,
la crisi del settore industriale e della pesca, oltre - fenomeno emergente - la concorrenza
a basso costo dei cinesi e l’allarme terrorismo da parte dell’organizzazione al Qaeda
nel Maghreb islamico, tornata in auge da quando il capo dello Stato ha autorizzato
la partecipazione di un contingente di soldati senegalesi a un eventuale intervento
militare nella regione del nord del Mali. In questo contesto, quindi, si svolgono
le elezioni che comporranno i 150 deputati chiamati ad affrontare la prossima legislatura:
gli aventi diritto al voto sono 5 milioni e 100mila, oltre ai circa 200mila che potranno
votare dall’estero. A scontrarsi saranno la coalizione Benno Bokk, che alle Presidenziali
ha sostenuto Sall, il Partito democratico senegalese guidato da Oumar Sarr e l’alleanza
Bokk Guiss del presidente del Senato Pape Diop, che rappresenta l’ala più liberale
del Paese. (R.B.)