Brasile. Cristiani, ebrei e musulmani uniti nella salvaguardia del Creato
Dieci impegni da rispettare per salvaguardare il Creato, in nome di uno sviluppo sostenibile:
a metterli nero su bianco sono diversi rappresentanti religiosi del Brasile in una
lettera aperta diffusa a pochi giorni dalla conclusione di Rio+20, la conferenza Onu
sullo sviluppo sostenibile. “Religioni, società e ambiente non sono realtà distinte,
ma estremamente correlate – si legge nella missiva – e le tradizioni religiose contribuiscono
ad ampliare la consapevolezza dei fedeli sui valori fondamentali della vita, orientando
a una convivenza pacifica e rispettosa tra i popoli, le culture e le fedi”. Per questo,
i firmatari della lettera si ripropongono, innanzitutto, di “mostrare al mondo il
senso dell’esistenza umana”, affermando “in modo concreto il valore della vita di
ciascuno, indipendentemente dalle condizioni sociali, religiose, culturali, etniche
o sessuali”. Di qui, l’impegno che gli esponenti religiosi si assumono nel diffondere
“l’educazione e la pratica del rispetto reciproco, del dialogo, della convivenza pacifica
e della cooperazione tra le diversità, tanto più importante nel mondo pluralista attuale”.
Ma tale cooperazione, continua la lettera, parte anche dalle stesse tradizioni religiose,
che devono “spiegare di più e meglio ciò che hanno in comune, condividendo quelle
ricchezze che possono rafforzare le relazioni interreligiose, in nome di una cooperazione
capace di risolvere i problemi che affliggono il mondo”. Ribadendo, inoltre, che “la
pace non è la semplice assenza della guerra, ma è frutto della giustizia e della pratica
della carità”, i firmatari della missiva si impegnano a “vivere la compassione con
i più bisognosi, i poveri, gli emarginati”. Centrale anche l’esortazione alla “costruzione
e promozione della cittadinanza”, così come “l’affermazione della tolleranza e della
libertà religiosa” e “la promozione del valore e della cura del Creato, minacciato
dagli interessi economici che costruiscono una cultura utilitaristica e consumistica”.
Infine, i leader religiosi si impegnano pubblicamente ad assumere un atteggiamento
in cui “prevalga l’etica della tolleranza, della libertà, del rispetto, della dignità,
dei diritti umani, della convivenza tra le diversità religiose e culturali”. “Si tratta
di elementi – si legge nelle ultime righe della missiva – che vanno affermati sia
dal punto di vista laico che da quello religioso”. A siglare la lettera, tra gli altri,
mons. Francisco Biasin, presidente della Commissione episcopale brasiliana per l’Ecumenismo
e il dialogo interreligioso, padre Peter Hughes, segretario del dipartimento Giustizia
e solidarietà del Consiglio episcopale latinoamericano, mons. Francisco de Assis da
Silva, vicepresidente del Consiglio nazionale delle Chiese cristiane del Brasile,
il rabbino Sergio Margulies, rappresentante della Federazione israelita dello Stato
di Rio de Janeiro, e Sami Armed Isbelle, direttore del Dipartimento educativo musulmano
di Rio de Janeiro. (I.P.)