Vertice di Bruxelles. Via libera ai meccanismi anti spread. Pacchetto per 120 mld
Volano le borse
Sì al patto per crescita e occupazione da 120 miliardi, intesa sui meccanismi anti-spread,
accordo sugli aiuti diretti alle banche spagnole. Sono i risultati del vertice di
Bruxelles, raggiunti dopo una lunga notte di trattative. Volano le borse europee:
in testa Atene, Milano e Madrid. In calo lo spread – ovvero il differenziale tra i
titoli di stato italiani e tedeschi – oggi a 421 punti. Soddisfazione dalla Casa Bianca
che chiede ai leader europei 'di proseguire nella strada intrapresa per arrestare
la crisi. Giovanni Del Re:
Spagna e Italia
hanno giocato duro, minacciando di non firmare il patto sulla crescita da 120 miliardi
di euro, altro punto importante del vertice, ma alla fine, dopo una drammatica notte,
hanno ottenuto l'accordo sulle questioni per loro cruciali. La più importante riguarda
le banche: la Germania ha accettato che il fondo Salva Stati possa ricapitalizzare
direttamente gli istituti di credito, senza passare per gli Stati e dunque senza aggravarne
il bilancio. Una decisione cruciale per la Spagna che già lo scorso 9 giugno si è
vista accordare un prestito da 100 miliardi di euro per il suo settore bancario. In
cambio, il cancelliere Angela Merkel ha ottenuto che prima, in linea di massima entro
l'anno, sia creata una struttura di vigilanza bancaria Comune a livello dell'eurozona
con la Banca Centrale Europea in posizione chiave. Accordo anche sulle richieste italiane
di poter utilizzare senza condizioni aggiuntive, oltre agli impegni già assunti con
la Commissione Europea, il fondo salva-stati per acquistare titoli di Stati che, pur
in linea sul fronte del risanamento dei bilanci e delle riforme, siano sotto attacco
dei mercati. Parlando di fronte al Bundestag, questa sera, la Merkel ha negato di
aver fatto cedimenti, c'è stato un errore di comunicazione, ha detto, il ricorso al
fondo salva-stati resta sottoposto a stretta condizionalità. Bene l'accordo, ha detto
dal canto suo un portavoce della Casa Bianca, ma è solo un primo passo, ora Washington
attende misure molto più dettagliate.
"E' stato un Consiglio europeo di successo,
su tutti i fronti" ed è servito anche a "stabilizzare i mercati finanziari". Lo ha
detto il cancelliere tedesco Angela Merkel a Bruxelles. Sull’effetto benefico che
l’intesa europea ha avuto sui mercati internazionali, e sull'importanza dei risultati
raggiunti, Salvatore Sabatino ha intervistato Giacomo Vaciago, docente
di Economia Internazionale presso l’Università Cattolica di Milano:
R. – Di vertici,
ne abbiamo fatti tanti. Qui c’è un messaggio positivo: l’impostazione italiana-spagnola
è stata accolta, c’è la firma “Merkel” sotto questo accordo, lunedì lo leggeremo con
cura e vedremo quanto sia discrezionale e quanto sia condizionato, quanto sia automatico
questo impegno ad evitare tassi di interesse assurdi.
D. – Bisognerà vedere
anche quale sarà la reazione delle banche centrali …
R. – Assolutamente sì:
cosa ne pensa la Bundesbank, e così via. Perché di solito tocca alle banche centrali
difendere un certo livello di tassi. Qui abbiamo la novità, che sarà un fondo ad hoc,
cosa di cui non ci sono precedenti.
D. – Questo che cosa determinerà poi, in
pratica?
R. – In pratica determinerà di nuovo un gioco complesso, perché ciascuno
deve fare la sua parte. Draghi dovrà coordinarsi con il Fondo e assieme dovranno decidere
se e quando intervenire, e come. Quindi, i giochi si complicano ma certamente c’è
un supplemento di intervento sui mercati che dovrebbe calmare le paure.
D.
– L’assetto istituzionale europeo, così come lo vediamo oggi, potrà supportare questi
cambiamenti o sarà necessario ritoccare anche le istituzioni?
R. – Ci vogliono
più istituzioni che abbiano missioni loro. Questa teoria che 17 governi, quando serve,
sono come fosse un governo solo, abbiamo visto in questi anni che è un fiasco. I 17
governi hanno 17 popoli, 17 parlamenti, 17 orizzonti temporali del loro mandato diversi
… Non siamo stati nemmeno capaci, ancora, di dire che ogni governo dura come gli altri
…
Come si possono definire i risultati raggiunti nella notte a Bruxelles? Salvatore
Sabatino lo ha chiesto all’economista Francesco Carlà:
R.
– Direi positivi, soprattutto perché si è sbloccata la linea d’inflessibilità della
Germania. Ci sono tre decisioni. Una è offensiva, ma molto limitata: il piano da 120
miliardi per la crescita dell’eurozona non è che una goccia nel deserto dell’attuale
diffusa recessione europea. Poi abbiamo la seconda, che è difensiva, ma anche offensiva:
le banche dell’eurozona possono essere adesso ricapitalizzate, senza che questi soldi
siano calcolati nel debito pubblico – è una vittoria decisiva soprattutto per la Spagna,
che era nell’angolo, ma in prospettiva anche per altre banche europee, francesi, tedesche,
italiane e così via – difensiva per le banche e offensiva per le imprese e le persone,
se un po’ di questi soldi arriveranno sull’economia e sulle famiglie.
D. –
Queste intese raggiunte a Bruxelles quanto serviranno a calmierare i mercati e a creare
più stabilità?
R. – Qui viene fuori la terza, decisamente difensiva, e anche
la più controversa delle decisioni, perché si è deciso che il fondo salva-Stati dell’Unione
Europea, il nuovo FM, il meccanismo speciale, intervenga in maniera automatica, nel
caso in cui gli spread di una nazione virtuosa superino una determinata soglia, che
non è ancora stata stabilita però; questo, senza fare la fine della Grecia, con l’arrivo
della famosa troika e i piani "lacrime e sangue", ma con la semplice firma di un memorandum.
Questo è molto importante, ovviamente, soprattutto per l’Italia, in prospettiva visto
che, a quanto dice Monti, non è ancora in queste condizioni. La reazione positiva
di tutti i mercati, iniziale - gli indici asiatici, i futures americani ed europei,
l’euro – potrebbe venire certamente dal sollievo di vedere che la strada della liquidità,
della flessibilità, arriva anche in eurozona, ma viene senz’altro anche dalle attese,
che erano molto basse, sui risultati dell’eurosummit, che i mercati avevano scontato
appunto in senso negativo. Attese basse significavano rimbalzo quasi assicurato, per
come ragiona il mercato.
D. – Proprio questo meccanismo di stabilizzazione
dei mercati per abbassare lo spread dei Paesi virtuosi era stato osteggiato dalla
Germania, che poi ha ceduto invece alle richieste dell’Italia. Cosa avrà in cambio
Berlino, secondo lei?
R. – In questa fase immediata, Berlino non ha in cambio
nulla, anzi è seriamente preoccupato per l’eventuale conseguenza che queste due decisioni
– quella della ricapitalizzazione e quella del fondo salva-Stati – possano avere sulla
sua famosa tripla "A", insomma sulle condizioni attuali in cui versa la Germania.
Io, però, credo che invece, in tempi medi, anche per la Germania sia meglio evitare
l’idea che alla fine ovviamente resta, cioè quella di arrivare sempre più avanti e
avere delle condizioni in cui gli altri Stati membri dell’Euro siano veramente in
difficoltà, anche con nelle loro condizioni produttive.
D. – La "road map"
finale sul rafforzamento dell’unione monetaria sarà presentata in ottobre, almeno
è stato annunciato così nella notte da Van Rompuy. E’ un tempo giusto o sarebbe stato
meglio agire prima?
R. – Io credo che i mercati in questa fase non siano molto
interessati alla velocità di quella "road map". Io credo che nelle prossime settimane
siano due le questioni decisive. La prima, è che riforme e vincoli non dovranno essere
trascurati, altrimenti gli spread non saranno difendibili con nessun meccanismo. La
seconda è che dovrà essere gestita con molta attenzione la creazione di liquidità,
che deriva dalla ricapitalizzazione bancaria e dal fondo salva-Stati, pena: inflazione
in cammino, che già in Italia – vediamo - ha superato il 3 per cento, e danni alla
valutazione della moneta, cosa che sicuramente potrebbe piacere all’Italia e alla
Spagna, ma certamente non alla Germania e ai suoi amici, ai suoi satelliti, e che
quindi potrebbe avere delle conseguenze negative anche in Francia.